Lavoro tanto singolare quanto inaspettato questo "Passage", altri non è che la versione neoclassica strumentale dell'omonimo album partorito dal genio dei Samael. Questa volta il compito è tutto di Xytraguptor (poi chiamato Xytras e poi Xy), il quale fu inizialmente batterista della band nella sua prima era black, successivamente si occupò sia del songwriting che delle tastiere.
La differenza tra i due dischi non può non essere evidente: se fin dai primi secondi del Passage originale venivamo assaliti da potentissimi e granitici riffs affiancati dai suoni neri e cupi delle tastiere, qui nel remake veniamo accarezzati da impetuose ma delicate note di pianoforte e di synths. Viene ovviamente spontaneo fare alcuni confronti con le canzoni originali ma secondo me è sbagliato valutarle solo in base ad esse: siamo di fronte a due tipi di musica totalmente differenti, per cui è meglio studiare e gustare questo album così come viene presentato. E il risultato è ottimo.
Xytraguptor è stato abilissimo a trasporre la fredda e violenta atmosfera siderea del capolavoro originario in chiave più melliflua, eterea e morbida, gradevole ad ogni nota. Emblema di questa interessantissima trasformazione è l'opener "Regen" (i testi sono stati tradotti in tedesco): una vera e propria cascata di note luccicanti, madide di dolce ma malinconica poesia che avvolgono l'ascoltatore in un mulinello di astrali emozioni che nel ritornello scivoleranno sulla sua pelle come una pioggia primaverile.
E se in "Passage1" (chiamiamolo così quello originale) rischiavamo di venire inghiottiti da enormi e spaventosi buchi neri, in "Passage2" ci perderemo come puntini invisibili nell'immensità romantica del cosmo, accompagnati ora da decisi e ben piazzati giri di pianoforte in coppia con zampillanti cori-synth ("Glänzendes Königreich"), ora da decadenti e accattivanti violini-synth ("Des Engels Untergang"), ora da misteriose e inquietanti immagini suscitate dal frenetico e ossessivo andamento di "Die Vorher Kamen" e di "Jupiterianische Schwingungen" e dallo scrosciante incedere di "Ein Mensch Im Kopf".
Il marchio di "Passage1" non è stato del tutto abbandonato, dunque: si sentono ancora alcuni solchi della violenza originaria, solo che a rappresentarli non vi è più il suono spigoloso della chitarra. Quelle che prima apparivano come atmosfere amorfe e allucinate ora diventano contemplazioni di un desolato e vastissimo ma meraviglioso paesaggio lunare, ed è proprio con quest'immagine che potremmo riassumere nel complesso tutto il lavoro qui recensito: l'intenso e spoglio candore del piccolo satellite e, contrapposto ad esso, il vuoto più nero dello spazio.
Difetti? In un paio di brani il ritornello è troppo abusato, ma niente di più. Il cd può piacere un pò a tutti, dal momento che di Metal c'è solo la copertina (ma neanche).
Non posso che consigliare questo gioiellino a chi vuole assaporare nuove e strane emozioni, a chi vuole viaggiare un pò in là con la mente e, naturalmente, a chi vuole vedere l'altra faccia della medaglia dell'album composto coi Samael. Voto: 4,5 ma metto 4 solo perchè ad ogni modo ritengo superiore il "Passage" originale.
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