Allora, se appena uscito dal lavoro e dopo esserti svegliato come quasi ogni santo giorno alle cinque antelucane inizi a smanettare con il tuo (quasi) infallibile navigatore e imposti una località che, tra andata e ritorno, ti fa fare quasi centocinquanta chilometri, le cose sono due.

Namber Uan: non hai una mazza da fare e non sai come passare il tuo tempo (molto probabile). Namber Tù: sei mosso da cocente passione e il tuo tempo sai benissimo come passarlo (ancora più probabile). E fu così che, dopo aver distribuito chiavi ed effettuato check out per una mattinata intera, te ne esci tutto tranquillo dal tuo alberghetto in quel di Milano centro con l'idea in testa di andare a sbattere in quel di Bellagio, ridente località lacustre nei pressi di Como, ritrovo da tempo immemore di pensionati italiani, turisti "tuto molto pitoresco" inglesi e stelle e meteore di Ollivùd. E il bello che tutto questo lo fai per un gruppo che alla fine non conosci nemmeno tantissimo, di quei due dischetti che hai uno è ancora lì ad aspettare, mentre invece per l'altro va riconosciuto che si è rivelato una vera bomba, quel caro vecchio "Black Tiger" che a distanza di trent'anni continua a mietere vittime.

Il destino è strano, formazioni che oltre confine vanno alla grande e suonano nei maggiori festival europei (chi ha detto Bang Your Head?) qui da noi sono spesso definite "di culto", nel senso che non si va oltre una ristretta cerchia di appassionati-fissati. E' andata così, pazienza. I Nostri alla fine in Italia sono sempre stati bistrattati, si è dovuto aspettare trenta e passa anni prima che qualche martire del rock'n'roll rischiasse di tasca sua per portarli da queste parti, ma visto che, una volta tanto, le cose sono andate bene, dalle parti di Como sono praticamente di casa. Se poi ci aggiungiamo che un loro ex chitarrista, Stef Burns, è da anni alla corte di Vasco "dovrei stare meno su facebook" Rossi e che si è pure accasato con Maddalena Corvaglia [Modalità GOSSIP on] il quadretto è completo.

Pubblico ristretto, ma da costituito da gente che sa a memoria metà canzoniere del gruppo e che non vede l'ora di imparare l'altra metà e, nota davvero positiva, età media non alta, con tante persone sui trent'anni: non una roba per reduci, insomma. Suggestiva inoltre la sede dell'evento, il locale Lido, che è lido di nome e di fatto, con un minuscolo palchetto montato proprio sulla spiaggetta del lago e con i quattro di Frisco che suonano con un bellissimo scorcio alle spalle. La formazione, per forza di cose, è stata rimaneggiata con gli anni, ma va davvero sottilineato come Dave Meniketti i suoi compagni di scorribande se li sappia scegliere bene. La sezione ritmica è affiata, il basso è un metronomo e non sbaglia un colpo, la batteria tiene e impone il ritmo per due ore filate come se niente fosse e la classe delle due chitarre non di discute. Squadra che vince non si cambia e si sa benissimo cosa ci si può aspettare da un gruppo del genere: una bella miscela di hard'n'heavy unita a tanta melodia e ad una voce eternamente debitrice nei confronti del blues. Miscela che spesso li ha più ostacolati che aiutati, sempre in bilico tra hard e melodia, troppo duri per il pubblico radiofonico, troppo melodici per il metallaro medio. Vabbé, fa niente, i classici sono tutti lì, uniti comunque a pezzi più recenti che non sfigurano con i tempi d'oro. Inutile stare a fare una disamina dei singoli brani, il consiglio che posso dare invece è di andarsi a recuperare i dischi di questi "vecchietti", altra gente che, come detto prima, all'estero gode di una certa popolarità mentre da noi, per motivi francamente incomprensibili, suona di fronte a poche decine di persone.

Mi sento davvero di fare una piccola considerazione: 1) se dopo essere stati al concerto di un gruppo come questo il proprio cervello non viene, almeno per un attimo, attraversato dall'idea di fondiarsi dal più vicino negozio di strumenti musicali e comprare qualcosa a caso tra basso, chitarra o batteria, c'è qualcosa che non va 2) quale potrà essere il futuro del caro vecchio rock'n'roll una volta che queste formazioni, per motivi anagrafici, non saranno più in giro. Se si vede le scalette dei principali festival europei i gruppi che vanno ancora per la maggiore sono ormai sulla pista da trent'anni e sono spesso gli unici capaci di offrire performance di un certo livello. Possono piacere o no, ma i vari Iron Maiden, Metallica, Heaven & Hell (sigh!), Saxon, per restare in un contesto heavy, offrono spettacoli di una caratura e di un'intensità che in 99% dei gruppi usciti negli ultimi vent'anni semplicemente si sogna. Gli Y&T, a quasi sessant'anni, si possono permettere di mettere in piedi uno spettacolo di due ore, ma due ore vere, sia chiaro, senza pause, assoli-recupera-voce o altro e soprattutto senza cali qualitativi, nè per quanto riguarda i pezzi scelti nè la qualità dell'esecuzione. Pensavo francamente di andare via prima dei bis, un po' per l'ora tarda, un po' perché due canzoni in meno non avrebbero di certo inficiato una serata davvero memorabile, ma alla fine ho preferito restare fino alla fine per i saluti finali. Il futuro, da qui a vent'anni, quindi in mano a chi sarà? Francamente la sola idea che tra X tempo i gruppi "storici" saranno considerati i Linkin Park e Limp Bizkit mette una certa tristezza, considerando inoltre che sta diventando una moda far pagare 35 euro per suonare si e no un'oretta. Ah, senza fare troppi complimenti appena suonata l'ultima nota sono salito sul palco e mi sono portato via la scaletta, che ora, a mo' di testa di cervo impagliata, troneggia nella mia amata cameretta.

La prossima fatevi un favore e siateci anche voi.

Open FireBlack TigerLipstick and LeatherDon't Stop RunningMeanstreakMidnight in TokyoSummertime GirlsSurrenderShine OnBlind PatriotWinds of ChangeR & R Gonna Save the WorldDon't Bring Me DownI'm Coming HomeI'll CryEyes of a StrangerHurricaneI BelieveForeverDon't Be Afraid of the Dark25 Hours/Rescue Me
Carico i commenti...  con calma