Quando si parla dei Future Sound Of London è davvero impossibile non metterne in risalto la sconfinata genialità/creatività che da sempre pone il duo inglese diverse spanne sopra ad altri nomi della scena. Precursori, sperimentatori, e con quel suono unico e personalissimo che li allontana dalle solite etichette e dal "già sentito" le capacità del duo sono oramai indiscutibili. The Woodlands Of Old, per il quale viene rispolverato il misterioso aka "Yage" (l'immaginario engineer comparso in tutta la sterminata produzione dei due) conferma più che mai questa peculiarità: un suono assolutamente nuovo e mai prevedibile, da scoprire in tutte le sue sfaccettature ascolto dopo ascolto. 

Ormai fuori dai giri che contano i FSOL, malgrado dal 1997 non esca un disco ufficiale con questo nome (l'ultimo è stato l'immenso Dead Cities) sono rimasti attivissimi, soprattutto col valido progetto rock-psichedelico-sperimentale Amorphous Androgynous, (sulla quale molte energie sono state spese in questo decennio), ma contrariamente alle apparenze e al primo periodo post dead cities i due non hanno per niente abbandonato la loro creatura più nota. Tutt'altro: con l'apertura del portale fsoldigital e la scelta dell'autopromozione un ombrosa iperproduttività ha caratterizzato gli ultimi anni di Dougans&Cobain che li ha visti agire su più fronti con: progetti singoli, esperimenti di ogni genere, creazioni audiovisive per musei/mostre, e soprattutto vecchie tracce e inediti mai rilasciati raccolti nelle ottime collane "From The Archives" (già al vol.6 di prossima uscita), podcast delle storiche trasmissioni isdn (fondamentale la collana "The Electric Brain Storm" ricca di gemme elettronicosperimentali di vari mostri sacri), e si ci ferma qui, la lista continuerebbe per molto.

Uno di questi progetti passati in secondo piano (zero promozione e un attività live che oramai li coinvolge unicamente come band Amorphous Androgynous) è proprio The Woodlands of Old, rilasciato nel 2008 e oserei dire quasi sprecato per essere un un progetto secondario, essendo il livello di quest'ultimo assai più alto di molti album più pubblicizzati e pompati (magari anche di grossi nomi che potrete ben immaginare) che vengono pubblicati oggigiorno. La qualità non è poi cosi distante dagli altri lavori più curati del duo, come lo storico Lifeforms

Yage è l'incontro tra il passato e il futuro, il mischiarsi delle due facce principali di Gaz Cobain e Brian Dougans, ossia Future Sound Of London e Amorphous Androginyous: l'oscuro astrattismo visionario ambient-elettronico-sperimentale del primo, la psichedelia acustica, i richiami etnici e la ricerca interiore del secondo, con la differenza che qui del positivismo che tanto ha preso la mente di Cobain (caratterizzando pesantemente release come The Isness o Alice In Ultraland) dal famoso viaggio rivelatore in India non c'è assolutamente traccia. Non un solo barlume di luce, ne tantomeno divagazioni hippie a-là divinity. Un non troppo velato misticismo e un sound sinistro è quello che si sentirà su questo eccelso lavoro.

Il progetto è sicuramente meno complicato/articolato di gran parte della produzione del duo, ma come ampiamente prevedibile trattandosi dei FSOL nulla è mai scontato, e quindi il disco necessita di più ascolti per comprenderne a pieno l'identità evitando di bollarlo come "elettronica-con-spunti-tribali-nulla-di-nuovo". Una volta assimilate le intenzioni del platter tutto il suo fascino risulterà ben chiaro all'ascoltatore. Basti pensare come loro stessi lo presentino con un indicativo "dal deserto del medio oriente alle pioggie delle foreste del Brasile". Detto cosi verrebbe quasi da ridere, ma il suono del disco non si allontana per niente da questa suggestiva etichetta, tantomeno dallo scenario fornito dalla copertina! Sembrerà quasi un continuo del degrado musicalconceptuale di Dead Cities, ma con una variante di "ambiente". 

Un fitto alone di mistero, il suono delle percussioni (onnipresenti e con l'apporto dell'ex Propellerheads Will White), svariati strumenti orientali, virtuosismi psichedelici e numerosi spunti ambient in classico fsol style dominano incontrastati i 74 minuti dell'album. Beat elettronici e non e gli immancabili sample fluidi iper-riverberati marchio di fabbrica del duo si incastrano benissimo con il resto (per lo più acustico e percussivo) del tappeto sonoro. Bizzarri spunti weird rendono ancor più sinistro e incomprensibile un lavoro di per se tutt'altro che di semplice impatto nelle sue 21 tracce. Ricercato è il termine che più si appropria a The Woodland Of Old.

A rappresentare al meglio il disco su tutte è proprio la splendida titletrack, sorretta da una bassline spettacolare a cui si affiancano chitarre reverse e una decina di strumenti orientali su un arraggiamento ricco e stratificato. Timpani minacciosi, riverberi a volontà, e una suggestiva atmosfera oscura caratterizzano "From Thunder That Shakes" e il grandioso ipnotismo di "The Yage Letters", quest'ultima con la prima apparizione di un White ispiratissimo alle percussioni. Insoliti violini droneggianti e suoni minimali plasmano "An Odd Question From A Forest Bird", mentre ritmiche jazzeggianti, tromboni psichedelici, chitarre distorte e primitive voci tribali la fanno da padrone su tracce come "The Hunters Moon" e la visionaria "Centipede".

In questo contesto rendono parecchio poi le divagazioni ambient tipiche del loro repertorio anni 90 come su su "Unsetting Sky", "The Mahogany Tree" (perfetti gli spunti musique concrète che hanno caratterizzato la recente produzione solista di Brian), "Mountain Cloud Descending" (l'atmosfera surreale+drumming selvaggio ne fanno uno dei momenti più interessanti del disco), e "The Dark Pines"(dove si sfocia persino sul darkambient).

Decisamente più pesanti e digitalizzate il treno "Crow Hushing The Floating Woods" a mio avviso la traccia migliore dell'opera e "Dry Wind Blown" (superbo episodio ipno-tribaleggiante con cori ipnotici e percussioni folli) mentre in secondo luogo stupiscono le trovate di "He Laughed Himself To The Centre" e "Humbled Before Your Presence" con quei suoni malati e gli spunti weird già citati.

In attesa del nuovo album un trip di spessore che non sfigurerebbe come tassello della discografia a nome FSOL.

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