Nell’enneagramma se si vuole descrivere la personalità dell’enneatipo quattro (o tipo-4), in genere si fa riferimento al senso di frustrazione per la mancanza di tutto (invidia), che porta a vivere in modo tragico-romantico. Si può anche definire il tipo-4 come depresso e masochista. Ora, non sappiamo quanto effettivamente l’artista che stiamo per presentare si avvicini all’enneatipo-4, ma da come si presenta Yan Wagner nel video di “No Love”, non abbiamo dubbi sul fatto che questo giovine crooner parigino può rappresentare con eleganza le caratteristiche essenziali della personalità drammatica in tutte le sue sfumature. In “No Love” l’artista franco-americano mette in scena il senso di inadeguatezza che si prova per essere stati rifiutati, abbandonati. Forse per non essere stati mai amati in passato? Forse per essere indegni d’amore? Certo, questo non lo sapremo mai. Tuttavia, Yan Wagner in “No Love” si muove bene tanto sui cliché di queste teatralità tematiche dell’enneatipo quattro, quanto sui cliché del synth-pop anni Ottanta.

Poiché di questo si tratta in “This Never Happened” (2017), Yan Wagner scompone lo stile dei Depeche Mode e dei D.A.F. ed aggiunge il suo cantato crooner, tra Lee Hazlewood e Frank Sinatra, per un numero di brani sufficiente (più di tre, almeno questa volta), ad alzare il livello qualitativo del suo impegno rispetto al precedente “Forty Eight Hours” (2012). Anche se i richiami e i rimandi a volte sfiorano spudoratamente il plagio, come in A Place Nearby (che può essere interpretato anche come un omaggio a Brian Eno), oppure, in “Close up” in cui coabitano i Depeche Mode di “Some Great Reward” e i Kraftwerk di “Computer World”, è la qualità compositiva che porta Yan Wagner al di là dello stereotipo retrò-derivativo. L’iniziale title track è un viaggio easytronico leggerissimo da fare invidia anche agli AIR; l’atmosfera di “Blacker” ci riporta (niente meno) alla techno-house di Tiga di “Far (From Home)”; “SlamDunk Cha-Cha” è un pop sbarazzino dedicato a Bowie; il krautrock di “Grenader” è molto vicino al sound del conterraneo Colder di “Heat”; mentre la bellissima ed oscurissima “No Love” conquista lentamente, o immediatamente, l’ascoltatore, e come il buon vino può portare alla dipendenza. Certo “A River of Blood” nonostante la disperazione dal tema trattato, è soltanto un brano scadente (qui, caro Yan, preferiamo ascoltare senza dubbio “Eclipse” dei Kirlian Camera, se vogliamo atteggiarci come i dark catatonici del 1988); così come è davvero mortificante ascoltare la pessima cover di Frank Sinatra “It Was A Very Good Year”, mentre risulta poco incisiva “Generic City” nonostante l’effetto-fluo del cantato alla David Sylvian.

Insomma, il concept che sta dietro al suo secondo album “This Never Happened” di raccontare storie d’amore mai vissute realmente, di amori mancati, di vuote esperienze notturne, di amplessi evanescenti (proprio come accade all’enneatipo quattro), non smuove musicalmente nulla nello stile synth-pop che Yan Wagner propone, ma con un talento da perfetto manierista, restituisce all’ascoltatore un gusto multicolore che colpisce in pieno l’obiettivo di un immaginario sonoro legato ad un decennio del secolo scorso che facciamo, ancora, molta fatica a scrollarci di dosso.

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