schiuma blu
cameltoe
laser arte

Nell’inserto di un caro disco psicadelico lessi in music there is truth, affermazione semplice che mi lascia sempre lì a pensare, un po’ come quando perdo il senso logico dello spazio tempo ascoltando gli yawning man; innanzitutto, banda dalla portata immensa, la loro musica sembra portare nei luoghi più remoti dalla civiltà, ma incolperei anche i fumi del big one che lungo queste digressioni non può guastar; cataramanici, remoti, resti fossili di alieni, non stupisce che certi ragazzuoli a vederli dal vivo si siano presi bene al punto da formare i kyuss;

rock del deserto quindi, ma il perenne eco sui riff non figura desolazione, piuttosto lande estremamente ampie; del resto gli yawning man hanno passato la seconda metà degli anni ottanta sbadigliando per i generator party allocati nella leggendaria nude bowl, situazione che raccoglieva i tanti indolenti che poi avrebbero iniziato lo stoner rock; comunque, aspettano vent’anni per incidere e questo loro terzo lp è targato duemiladieci.

non credo descriva la musica che realmente facessero all’epoca, ma allinea perfettamente la situazione; per suonare aspettavano il tramonto e, diversamente dall’unica demo degli 80s, in questo disco alle parole non è data voce, condizione necessaria per stirare la tridimensionalità di queste jam su cui adoro l’approccio alle variazioni; musica paesaggistica, elimina le differenze tra l’essere leggeri e vuoti, fa sembrare che tra il dire e il fare sia meglio non pensare, il chitarrismo surf scivola sulle nuvole, i riff sono estremamente narrativi mentre tutto il resto fluisce.

psichedelici non poco, suonano acidi e creano effetti moiré, in ogni brano gli strumenti prendono continuamente il largo, sono in continuo abbandono, direi che chi non ha voglia di nostalgia può lasciar perdere gran parte della loro musica; le melodie tramontano in eterno, post-surf-space-rock che lascia luce quanto basta, il minimo per vedere almeno le stelle.

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