Quattro stelle per l'ottavo disco degli Yellowcard. Difficile da accettare, specie se si parla di una band che sembrava spacciata dopo l'exploit di Ocean Avenue, successo lontano ormai 10 anni, nei tempi d'oro del pop/punk tutto spiagge e sole. La band guidata da Ryan Key nel tempo non convinceva più né i fan e la critica, né tanto meno il sottoscritto. 

Eppure in Agosto il loro sound torna a profumare di California - nonostante loro siano dell'altra sponda (geografica)-. Casualmente mi sono ritrovato davanti alle opinioni di vari portali di musica on line che elogiavano il presente "Southern Air" come ìl miglior disco della band. Il punk rock con l'ausilio del violino (a volte non proprio necessario) degli Yellowcard ritorna convincente con la traccia d'apertura "Awakening", titolo sintomatico tanto quanto la copertina del disco, così ricordante Ocean Avenue. "Awakening" è una traccia ad effetto, pezzo punk rock che sintetizza a pieno lo stile della band, intrigante e stranamente non puzza di già sentito, idem per "The Surface Of The Sun", probabilmente miglior brano del disco, non ancora lanciato come singolo, ma con la naturalezza necessaria per poterlo diventare. Ìl primo di singolo, è tipicamente estivo, primo estratto dall'album è "Always Summer" con tanto di video simpatico che ritrae i nostri, ormai non più ragazzini, con le stesse facce simpatiche di un tempo. Dopo una parentesi pop con la collaborazione nella stesura del testo non indispensabile di Patrick Stump dei Fall Out Boy, "A Vicious Kind" è l'altro brano degno di nota certamente più del precedente. Nella sua breve durata inferiore a 40 minuti distribuiti su 10 pezzi, l'album sembra essere già arrivato alla fine, ma un paio di brani niente male quali "Rivertown Blues" e la title-track di chiusura mantengono gradevole l'ascolto.

Certamente non si parla di una gemma del punk rock moderno, cosa che non è alla portata della band - almeno non più adesso - ma "Southern Air" strappa alla grande riscontri positivi sia dalla critica sia dal sottoscritto, portando con se un paio di pezzi che certamente diventeranno classici delle scalette live del gruppo. Un simpatico ritorno dagli States al quale concedo altrettanto simpaticamente anche una quarta stella.

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