A detta di molti (e anche del sottoscritto) gli Yes nel 1974 fanno un passo falso, dando alle stampe il biblico e prolisso 'Tales From Topographic Oceans'; i fan reagiscono bene, ma la critica, che forse non aspettava altro, lo fa a pezzi e Rick Wakeman ne approfitta per svignarsela dopo il tour. A suo avviso il concept era un lavoro esagerato e pesante, in più si sente affrontato dal fatto di aver partecipato solo marginalmente all'ideazione e alla composizione. Comunque, anche senza cotanto tastierista gli Yes superstiti (Anderson, Squire, Howe e White) si lanciano in studio e cominciano a scrivere e provare, mentre iniziano le audizioni per un sostituto all'altezza.
Per un breve periodo sembra spuntarla Vangelis, alla fine però la scelta cade sullo svizzero Patrick Moraz, proveniente da un background jazz\rock\fusion. Il risultato è una line-up decisamente pirotecnica, e comunque sempre in forma smagliante. Su questo disco molte cose sono diverse, a partire dal suono stridulo e corrosivo della chitarra di Steve Howe, fino al drumming dinamico e intenso di White, che non fa rimpiangere affatto Bill Bruford; Moraz si dimostra un tastierista forse meno rifinito e raffinato di Wakeman, ma è un virtuoso dello strumento e il suo tocco si sente. Pubblicato nel novembre del 1974, 'Relayer' riprende la struttura di 'Close To The Edge': una lunga suite sulla prima facciata, stavolta non divisa in sezioni, e due pezzi da nove minuti sulla seconda, il tutto presentato da una diafana copertina di Roger Dean a dir poco stupenda.
The Gates Of Delirium è a mio avviso uno dei migliori brani degli Yes, e inizia con contrappunti virtuosistici da parte di Howe, colpi di basso rintuzzati dalla batteria e da un filo di tastiere; un'atmosfera piuttosto rilassata e pregante prosegue fino all'ingresso della bella voce di Anderson, che canta un testo ispirato a 'Guerra e Pace' mentre il ritmo si fa più grandioso e Moraz si dedica ad abilissimi abbellimenti. Il brano si mantiene più o meno costante fino a circa gli otto minuti, quando un breve assolo riverberato di chitarra apre la magnifica sezione strumentale: sontuosa, solenne e magniloquente, eppure scorrevole ed evocativa, quasi plastica. Le tastiere la fanno da padrone e si producono in riff rutilanti dal suono molto elettronico, ma il delirante combattimento sonoro vede tutti i musicisti in linea, dal potente basso di Squire alla ficcante chitarra elettrica; rumori tumultuosi e bellicosi sembrano quasi evocare le battaglie napoleoniche di Austerlitz e Borodino, e infatti Anderson e White ottengono particolari clangori ed effetti utilizzando rottami automobilistici sapientemente disposti e percossi. Il ritmo diviene più scorrevole dopo una cupa rullata di batteria, quando si apprezza un bellissimo assolo di Moraz prima e Howe poi che conduce degnamente all'eterea conclusione, la splendida e dimenticata "Soon": qui è Anderson l'imperatore, e sulle note lunghe e riecheggianti di chitarra si esprime, dopo la battaglia, in una delle sue prove migliori. La voce celestiale sembra scendere dal cielo attraverso le nubi della guerra, e sullo struggente crescendo di un mellotron da brividi dona una conclusione intensissima e impensabile a una sinfonia straordinaria. A dir poco magnifica.
La tecnica e la classe di White si mostrano nell'inizio di Sound Chaser, pieno di strabilianti rullate che portano all'ingresso dell'elettrica e della voce per un brano concitato e arrangiato con genialità; incredibile notare come ogni suono, riff o assolo sia al suo posto e tessa una trama fittissima eppure precisa e mai caotica. Nel bel mezzo della canzone il mostruoso Howe, rimasto in solitaria, fa capire una volta di più cosa riesce a fare con una chitarra tra le mani. Segue un inciso per voce, poi si ritorna alla melodia iniziale che, dopo un'emozionante e festoso assolo di Moraz al sintetizzatore, subisce una repentina accelerata e si porta a ritmi vorticosi sbalorditivi prima dell'efficace e improvvisa conclusione.
Si finisce con la suadente e gentile To Be Over, aperta da tastiere violinistiche e arpeggi orientaleggianti di varie chitarre. Il brano, dopo le vigorose prove precedenti, è alquanto rilassato e pacifico, con la voce di Anderson ben in evidenza e una sezione ritmica molto soft; belli anche gli interventi sognanti di tastiera. Dopo tre minuti il pezzo si fa un po' più veloce, la ritmica acquista più movimento e Howe si esibisce in uno stupendo assolo coadiuvato anche dal buon mellotron di Moraz. Un bel congiunto di sintetizzatore e chitarra elettrica apre la strada all'affascinante finale in pompa magna, con un corale a più voci, un gran basso e un altissimo arpeggio cristallino. Ho sentito dire che questo brano anticipa le tendenze chitarristiche che si paleseranno in '90125' del 1983: trovo che sia un'affermazione assurda per moltissimi motivi, ma principalmente per il fatto che Steve Howe non è Trevor Rabin.
'Relayer' è stato spesso considerato un episodio minore nella carriera degli Yes, ma io trovo che sia un ennesimo picco della loro sfolgorante discografia. I cinque musicisti sono ottimamente in forma, e peraltro l'album è stato scritto e arrangiato con grande affiatamento e pochi problemi. Di sicuro è di ascolto un po' difficoltoso, perché non contiene i trionfi melodici di 'Close To The Edge' e si presenta molto più arrangiato e pomposo; ciò non toglie nulla all'immenso valore artistico di questo appagante disco, che è anche presentato, come già detto, in una vesta grafica ammaliante.
Dopo il 1974 i Nostri si prenderanno tre anni di pausa, per poi registrare l'ultimo loro grande classico, 'Going For The One', con un redivivo e smagliante Wakeman. E' il 1977 e il prog spara ormai a salve, ma gli Yes fanno ancora una gran figura. Dopo un infecondo periodo di incazzoso punk, sarà l'effimera new wawe a spadroneggiare, poi l'estro si perderà e arriverà l'elettropop, con MTV e tutto ciò che questo comporta, fino ai giorni nostri. Andiamo allora a ripescarci senza timore l'epopea di Rael, gli affreschi fantasiosi di 'Mirage', il cupo suono rosso del Re Cremisi e le battaglie sonore di 'Relayer', tutti consegnati alla storia nel medesimo anno.
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