In realtà, questa non è una recensione a tutti gli effetti: sono varie considerazioni sull'album: se volete, potete continuare la lettura.

Nel 20 dicembre dell'anno 1973, in Europa esce 'Tales from Topographic Oceans', nuovo album degli Yes. E' un doppio LP che presenta 4 tracce della durata di 20 minuti circa, una per ogni lato, per un totale di poco più di 80 minuti. Questo lavoro si presenta piuttosto bene, già a giudicare dalla stupenda copertina (come tutte quelle pubblicate dal gruppo - ma questa a mio parere è speciale...), e la struttura dei brani è intrigante (solo per i veri amanti del rock).

E invece... cosa succede? Succede che molti rimangono delusi dall'album, e quelli che fino ad allora adoravano gli Yes, li rinnegano di punto in bianco.

E in fondo, è di questo che parla la mia "recensione": come può essere successo? Come mai gli ascoltatori, davanti ad un album così impegnato e mistico, hanno mollato tutto? Ho provato ad immaginarmi quello che è successo. I casi sono 2:

  1. Quello dell'ascoltatore sfiducioso, che: guarda incredulo la tracklist con relative durate; si fa coraggio e mette su la prima parte; dopo il primo brano (che trova estenuante), cerca di convincersi che deve ascoltarlo tutto, per fare bella figura con gli amici; a metà del secondo brano spegne, e si butta, sfinito, sul suo letto, ripensando a quanti soldi ha buttato.
  2. Quello dell'assiduo "Yessista", emozionato, che alla fine di tutto butta lì un: "E allora?". Ha trovato quest'opera troppo complicata per i suoi gusti.

E ora chiedo direttamente a voi (che spero abbiate apprezzato come me questo concept album): come hanno fatto tutti quei tizi a rimanere impassibili davanti a una siffatta esplosione creativa (lo ammetto, forse un po' ambiziosa, ma chi non lo era nel prog dei mitici 70)? Perché hanno dato all'LP un ascolto così forzato e poco attento?

Se infatti fossero stati attenti probabilmente si sarebbero accorti di alcuni testi dalla misteriosità sconvolgente:

"And for a moment when our world had filled the skies
Magic turned our eyes
To feast on the treasure set for our strange device

What happened to wonders we once knew so well
Did we forget what happened surely we can tell
We must have waited all our lives for this
Moment moment moment
"

"High the memory carry on
While the moments start to linger
Sail away among your dreams
The strength regains us in between our time
The strength regains us in between our time
As we shall speak to differ also the ends meet the river's son. . .
"

"And I heard a million voices singing
Acting to the story that they had heard about
Does one child know the secret and can say it
Or does it all come out along without you. . .
"

E la conclusione, che ripete incessante "Nous sommes du Soleil", come volesse dare una risposta a tutte le domande che l'uomo si è fatto finora.

Questo album deve essere considerato da tutti un lavoro degli Yes, e non una deludente infinità di boiate, come tanti prima di me hanno fatto.

Alcune precisazioni:

  • Le 5 stelle che ho dato al disco non sono tanto per il contenuto in sé dell'album (stupendo), ma sono soprattutto per sottolinearne l'importanza.
  • Non penso affatto che questo sia l'album più bello degli Yes; da par mio adoro anche Fragile, Close To The Edge, Relayer (anche questo sottovalutato - io gli do 5) e tutto il resto.
  • Consiglio ai "proggers" che non lo conoscono, o lo hanno ascoltato di malavoglia, di dedicargli tutta la sua durata; solo così vi accorgerete della sua magia (e delle citazioni dai cd precedenti).

Se siete arrivati incolumi alla fine dell'album, complimenti, avete assistito ad un masterpiece del prog rock, nato da un progetto molto coraggioso, ma svolto alla grande.

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