Durante il primo ascolto di questo disco ho pianto. Non so perché. Sarà che i Genesis sono e saranno sempre uno dei gruppi che amo di più in assoluto, sarà che la loro musica ormai da tempo è entrata a far parte di me, indelebilmente... Non ho particolari ricordi legati ai loro dischi, quindi non è nostalgìa, credo sia semplicemente il rendersi conto di come le loro composizioni abbiano cambiato la vita a tante persone, tanti individui presenti come me durante le scorribande di Harold, la battaglia nella foresta di Epping, le avventure di Rael o la caccia al simpatico Squonk.
Senza ombra di dubbio anche il norvegese Yngve Guddal era lì con noi durante quelli e cento altri avvenimenti narrati ora da Peter ora da Phil, perciò, spinto dalla passione verso le creazioni del leggendario gruppo e studiando all'Università della Musica di Berlino, iniziò molto tempo fa a riarrangiare i lavori dei Genesis per poterli rieseguire su pianoforte. Più o meno nello stesso periodo la medesima cosa avveniva all'Accademia Norvegese di Musica di Oslo, ma stavolta la volontà dietro tutto questo impegno portava (e porta ancora) il nome di Roger T. Matte. I due musicisti per anni tentano così di far rivivere quei suoni che entrambi hanno tanto amato, tramite i loro pianoforti ma, vuoi la complessità delle canzoni, vuoi che comunque ricoprire efficacemente cinque strumenti (compresa la voce) con uno solo non è impresa facile, non riescono nel loro intento... Perlomeno fin quando il destino non li mette l'uno di fronte all'altro.
Nel 2002, dopo aver unito le forze, i loro tentativi acquisiscono finalmente una forma definita, che prende il nome di "Genesis for Two Grand Pianos", a sottolineare l'utilizzo esclusivo di due Steinway Grand Pianos per l'esecuzione di tutti i pezzi, avvicinandosi molto, sia per stile che per sonorità, ai lavori per doppio pianoforte di Igor Stravinskij.
Non so dire se mi abbia emotivamente colpito il magnifico crescendo iniziale di "The Fountain of Salmacis" o le arie calde e sognanti della splendida "Mad Man Moon", fatto sta che, mentre nella mia mente si disegnavano le parole "..so i pretended to have wings for my arms..." ho sentito gli occhi gonfiarsi di lacrime.. e solo grazie ad uno sforzo disumano, mi sono trattenuto, ancora ignaro di aver soltanto rimandato l'inevitabile. Sì perchè se è la sorpresa la prima cosa che rapisce i sensi durante l'ascolto di "Can-Utility and the Coastliners" (incredibile come questa trasposizione possa suonare perfetta per un pezzo così intenso e complesso), l'intimità e la dolcezza infinita della successiva "One for the Vine", ancora una volta mi hanno riportato al limite della mia capacità di autocontrollo.
I toni decisi di "Down and Out" mostrano quanto l'abilità dei due pianisti riesca ad esprimersi anche in territori maggiormente ritmici, dominati in origine dai controtempi della batteria di Phil, mentre "Duke's Travel" si sposa talmente bene ed in modo così immediato con il suono dei pianoforti , che sembra quasi essere stata concepita solo per questa riesecuzione (il brano era incentrato sulle tastiere di Tony perciò in effetti c'era da aspettarselo). Questo riuscitissimo omaggio si conclude infine con "Evidence of Autumn" ed è proprio mentre immaginavo Phil cantare "...she came in like an angel, into your lonely life..." che qualcosa dentro di me è esploso e mi sono ritrovato in un bagno di lacrime (per fortuna che il disco poi finisce, altrimenti la situazione avrebbe assunto toni ben più drammatici).
In definitiva che dire? Consigliato ad ogni intenditore di musica magari con tendenze classiche, caldamente consigliato agli appassionati di pianoforte e straconsigliato a tutti gli amanti del lavoro di Peter, Phil, Mike, Tony e Steve.
Sfido ogni fan dei Genesis dedito all'ascolto a non cantare...
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