Chi è appassionato di Musica Classica e anche di Rock è alla continua ricerca di Artisti che riescono - con risultati alle volte esaltanti e alle volte penosi - a sposare queste due espressioni musicali. Yngwie Malmsteen è sicuramente, nel bene e nel male, uno dei massimi e convinti rappresentanti di questa unione; la quale avviene storicamente e prevalentemente in campo Progressive e Metal.
Del resto Paganini è stato il primo metallaro della storia (...) Emulato da masse di brufolosi chitarristi da cantina di tutto il mondo, osannato, denigrato dai true metallers più intransigenti, disprezzato. Sicuramente uno dei musicisti che ha attirato su di sè le maggiori controversie: da una parte i talebani pronti ad immolarsi per lui sempre e comunque, e dall'altra orde inferocite di inquisitori i quali non daranno mai le attenuanti al ciccione smanettatore manco sotto tortura. Malmsteem è stato per me una folgorazione di inizio adolescenza, verso i 13 anni; la fascia di età più incline all'infatuazione verso di lui. Non so quante volte ho ascoltato il suo "Concerto Suite...". Poi uno, per fortuna, fa altri percorsi musicali; ma ogni tanto lo ascolto con piacere. Del resto non poteva essere altrimenti, essendo stato colui cha ha estremizzato il concetto del mio chitarrista preferito - assieme a Stevie Ray Vaughan -; ovvero Ritchie Blackmore. Ce lo vedo Malmsteen adolescente nella gelida Svezia che sbava mentre sul suo piatto "Burn" lo catturava. Avrà anche la furtuna di saccheggiare la carriera del nostro eroe comune, pescando un discreto numero di musicisti cha hanno condiviso la strada con Richard: David Rosenthal e Joe Lynn Turner, i primi due che mi vengono alla mente in questo momento.
Dopo tutte queste premesse, ovviamente un disco come "Ispiration" doveva rappresentare il punto massimo del mio Malmsteen, alle prese con molte canzoni che hanno significato e significano molto per me; invece quel disco ha rappresentato l'inizio della fine della mia folgorante infatuazione per lui. Per certi versi sapevo cosa avrei trovato, conoscendo Malmsteen e il suo approccio, ma stavolta aveva davvero esagerato: "Child in Time" (ovvero "Bombay Calling" eheheh), è una delle canzoni con più phatos di tutta la storia del Rock, quindi non puoi sporcare tutto già da inizio grasso e ridondante su cui Rosenthal sbrodolerà indegnamente alla faccia di Jon Lord. Così non ci siamo. Non metto in dubbio la buona fede di Malmsteen, essendo stato lui un fan prima che musicista. Capisco anche il suo stile e le sue coordinate che tanta influenza hanno creato nella storia della musica direi, ma con delle canzoni come queste doveva trovare un giusto compromesso, cosa che non ha fatto facendo virare pericolosamete la bilancia dalla sua parte.
Se le cose non vanno bene con uno come Blackmore, chitarrista dalla forte europeicità, figuriamoci con uno come Hendrix. Hendrix è stato un altro eroe di Malmsteen, ma non penso dal punto di vista musicale, quanto da quello che la chitarra, con Hendrix, è diventata protagonista nel Rock. Mondi diversi, culture diverse, e quindi ecco delle discutibili "Manic Depression" e "Spanish Castle Magic", in cui la vera essenza di Hendrix va a farsi benedire. Ecco, la "Manic Depression" di Vaughan, sicuramente roba sua. In teoria, a parte Jimi appunto, c'erano tutti i presupposti musical-culturali per dare vita ad un buon tributo; essendoci gli Scorpions, ancora i Deep Purple ("Pictures of Home" e "Mistreated" appena decenti), i Rainbow (la magica alchimia del duo Blackmore-Dio, cosa a sè in tutta la storia dell'Hard Rock e dell'Hard 'n Heavy, non si trova ad ogni angolo di strada, quindi Malmsteen e Soto danno vita ad una confusa e chiassosa "Gates of Babylon"), e Kansas, Rush e UK, a chiudere tutto.
Tutte band dalla forte farcitura e che sarebbero state congeniali al buon Yngwie, ma il disco non decolla; rimanendo secondo me una occasione persa, in cui il vero (ingombrante) protagonista resta Malmsteen e non il suo amore e rispetto verso i suoi eroi.
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