Per chi segue l'indie rock americano, gli Yo La Tengo sono un punto fermo, vista l'ottima qualità delle uscite discografiche (distribuite in oltre un ventennio). Ennesima conferma è arrivata dopo averli visti dal vivo.
Il concerto è iniziato con una tensione del tutto inconsueta (necessaria per affrontare il palco? chissà) che però si è sciolta con il procedere della scaletta. A far da padrone le canzoni dell'ultimo "Popular Songs" (eseguito quasi al completo) e Ira Kaplan alla la chitarra. Vederlo all'opera ripaga del prezzo del biglietto: un autentico gigante, in magistrale equilibrio fra tecnica (la scelta e la gestione dei suoni) e sentimento (avreste dovuto vedere cosa combinava a quella povera sei corde).
Fra i momenti da ricordare: l'incipit particolarmente adrenalinico con "Cherry Chapstick", una intensa "I Feel like Going Home" - cantata da Georgia Hubley con il pubblico in religioso silenzio - "Our Way to Fall" richiesta a gran voce e messa come primo dei bis. E poi anche "Sugarcube", "Little Eyes", "Autumn Sweater" - in una versione per chitarra acustica, a chiudere le due ore (!) del concerto - e altre che non ho riconosciuto, ma non è poi cosi' grave.
Alla fine - a fronte di così tante good vibrations, è il caso di dire - i titoli non sono poi così importanti.
Quasi venticinque anni di attività, e gli Yo La Tengo non vogliono proprio saperne di smettere. Per fortuna.
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