Continua con questo ultimo disco in uscita il prossimo 16 marzo su Matador Records il declino inarrestabile de gli Yo La Tengo di Ira Kaplan, Georgia Hubley e James McNew. Se nel caso di "Fade" nel 2013 a salvare la band dal collasso indie-pop non era bastata nemmeno la produzione di John McEntire (un cambiamento per la verità poco fortunato, considerando che il disco fu il primo in vent'anni a non essere prodotto da Roger Moutenot), va detto che in questo caso la storica band originaria di Hoboken nel New Jersey riesce a fare ancora peggio.

Da questo punto di vista il titolo "There's A Riot Going On" si può benissimo definire una specie di truffa. Il disco vorrebbe essere tanto un omaggio a gli Sly and The Family Stone, che pubblicarono un disco eponimo nel 1971 in una situazione politica particolarmente complicata per gli USA, quanto di conseguenza una specie di manifesto sociale e politico che ne riprenda i contenuti adattandoli alla odierna situazione geopolitica del Nord America e dell'intero mondo occidentale. Ma come potrebbe questo disco costituire qualche cosa che possa trasmettere contenuti di questo tipo costituisce sicuramente un mistero.

Il problema di "There's A Riot Going On" del resto non è tanto il fatto che ci si trovi davanti a un disco brutto, quanto la inutilità complessiva dell'opera nel suo complesso: gli Yo La Tengo si sono oramai adeagiati su un modello compositivo consolidato e che costituisce una specie di prassi in bilico tra un certo pop astratto e rassicuranti sonorità indie a bassa intensità e prive di ogni mordente, vivacità e brio. Tra scariche ballads alternative come "Shades Of Blue", "For You Too", "Ashes" oppure "What Chance Have I Got", qualche sperimentalismo tipo l'ambient minimalista di "Shortwave" e la musica "giapponese" a bassa fedeltà di "You Are Here"e "Let's do It Wrong", fino alla bossa nova e le sonorità calypso di "Polynesia", "Esportes Casual", "Forever" e episodi incomprensibili come "Out Of The Pool", il disco suona come se fosse un nastro consumato fino allo sfinimento dentro un vecchio scadente videoregistratore che risale al periodo della prima guerra del Golfo e che alla fine smette di girare perché non ce la fa più. Peccato perché dal vivo questi tre "ragazzi" hanno ancora molto da dire, ma se su disco volete sentire qualche cosa di veramente tosto allora riprendete proprio il disco del mitico Sly Stone e regalatevi una botta di vita.

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