I sette nani erano sei. Cucciolo era, in realtà, un Rottweiler.
Ho sempre sognato di iniziare un alterco sugli YLT, con uno scoop, frutto di accurate ricerche, sui fratelli Jacob Ludwig Karl Grimm e Wilhelm Karl Grimm. Soprattutto nella consapevolezza che, esso, non si sarebbe limitato alle solite arcinote, oramai convenzionali, notizie riguardanti l’allergia agli acari della polvere di Jacob e l’eccessiva sensibilità ai detergenti per il bucato di Wilhelm. Senza contare che l’analogia tra i due gruppi ci sta tutta, per via del sodalizio artistico dei coniugi Kaplan longevo come la collaborazione tra i due krautphilologen.
Dunque, quest'anno, gli YLT sono tornati a pubblicare un disco canonico, dopo il magmatico “We Have Amnesia Sometimes” e il grazioso “Sleepless Night”, entrambi EP, entrambi del 2020. L'album è, ancora una volta, proposta compiuta e credibile di un rock altrettanto indipendente quanto enciclopedico, capace ancora di offrire luce e spigoli. I tre musicisti, per questo “This Stupid World”, hanno edotto una serena libertà espressiva, che li porterà ancora lontano nel tempo, vaticinando un futuro del loro rock, magari sempre più cantautorale.
Ma torniamo ai Grimm: perché si è persa la bella traduzione italiana 'Nevolina', preferendogli 'Biancaneve'? A me piace Nevolina! Nevolina è la voce di Georgia Hubley, un fragile soprano fatto di nevischio. E alla batteria, poi, sa il fatto suo, è fantasiosa come le geometrie dei fiocchi. E sa fin dove scendere.
Tra i sette nani, Ira Kaplan è Dotto (che dalle mie parti ha messo su un’azienda che produce e vende semi da orto, bulbi da fiore, terricci e alimenti per uccelli; mica male l’ex dipendente delle miniere di rame di Filippo IV conte di Waldeck!). Perché Ira è l’erudito del gruppo. Quello che sa di non sapere, impara a imparare e ha spirito d’imprenditorialità.
James McNew è Gongolo a sentire il suo basso rotondeggiante (sua mimesi). Per statura James è anche tutti i rimanenti nani, escluso Cucciolo, che abbiamo, a ragion veduta, già annoverato come irrequieta bestiola.
Hoboken è il quarto incomodo: luce velata di una realtà piccolo urbana, specie se confrontata con quanto sta dall’altra sponda del fiume Hudson; ma, in qualche modo, impellente nella sua quotidianità. Una dimensione familiare che ricorda da vicino il focolare domestico di Hanau, sul fiume Meno, a 25 km da Francoforte, che ha visto crescere i fratelli Grimm; però, questi, a suon di schiaffi.
Questa volta gli Yo La Tengo sono anche produttori dell’opera; niente esterni, si rimescolano da soli i loro nove brani, ottemperando a una dimensione collegiale e, il più possibile, live. Essa vuole essere lo specchio delle loro trame. Così ci sciorinano, con bellezza e buonissima scrittura, una fiaba realistica, in un album empatico e interpersonale. Con la musica che irrompe nella vita e finisce per essere la vita stessa, ma di tutti i giorni. Un po' distaccata o troppo invischiata, perché alla fine tocca sempre alla musica mettere a posto le cose, quando vanno storte. Ma siamo, perché andiamo avanti, nonostante tutto, proprio grazie all’archivio di note che stipiamo nel cuore. E, là, la musica offre un segreto piacere all’anima; senza filtri, senza mode, senza risultare vecchia o camuffata. Checché brontoli Brontolo!
In Sinatra Drive Breakdown discende un canto di nebbia che espande scintille di chitarra in distorsioni tortuose, disarcionate dalla regolarità del basso e dall'incalzare senza climax della batteria. Il brano deraglia meravigliosamente pur tornando, poi, sui propri binari. Sferraglia e si ricompone, scaricando tonnellate d'elettricità su fantasmi bagnati, «Fino a quando non ci spezziamo tutti». È la storia di Hänsel e Gretel.
In This Stupid World, un sabba furioso, apotropaico: muri di feedback, percussioni monotone ed ossessive, abrasioni e monoliti chitarristici, loop distorti, clangori e sussulti metallici si moltiplicano. Una foschia uditiva che prepara una caduta nel baratro. Ma il canto corale ha una trasparenza salvifica. Come ne La piccola guardiana di oche si risorge dal sangue, dagli inganni, dall’odio, dall’oblio, dalla mancanza di senso. Il parallelo, nella musica popolare, mi suggestiono, è la zappiana Help I’m A Rock. Là era per deridere, qui per ritrarre un mondo cane; e quel cane è Cerbero. Molto peggio del Rottweiler cui alludevo all’inizio. E, certo, meno intelligente di qualunque Bassotto. «Questo stupido mondo – mi sta uccidendo / Questo stupido mondo – è tutto ciò che abbiamo». Cerbero, insomma, è il cane che ci tocca addomesticare!
A congedare il terzetto di Hoboken è la poetica ed evocativa Miles Away, rarefatta tra beat elettronici e shoegaze. Leggerezza perduta alla soglia di una fine che è un nuovo inizio, bruma che fa breccia su tutti i confini, buio evanescente su cui salgono un tiepido alito umano, col sollievo di una tregua, e montagne immobili. «Continua a toglierti la polvere dagli occhi». Miles Away, quando hai perso tutto, è ancora La pioggia di stelle.
Quindi chiunque voi siate, i fratelli Grimm, i coniugi Kaplan, James McNew, Cucciolo o Nevolina, il Principe Ranocchio o Pollicino, non importa. Basta che, ogni tanto, vi ricordiate che al mondo c’è bisogno di fiabe.
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