Quando mi sono imbattuto in "Atma" ho subito ripensato ai dischi che ho consumato con gli anni: "Catharsis", "The illusion of motion", "The great cessation". L'attesa ma soprattutto la curiosità per il nuovo capitolo targato Mike Scheidt è cresciuta con il tempo, fino a quando "Atma" ha finalmente iniziato a scalfire la carne in puro stile Yob.
La band in questione, nata ad Eugene in Oregon nel 1996 si è saputa far apprezzare grazie ad un modo singolare di interpretare la musica: il genere base del trio (i restanti membri sono il bassista Reiseberg e il drummer Foster), è il doom metal, quello lento e martellante con reminescenze dei Melvins e dei Saint Vitus più ossuti e con infiltrazioni di psichedelia e dello stoner più intransigente. Per intenderci non è il doom metal romantico dei My Dying Bride, ne tantomeno quello fin troppo esistenzialista degli Shape Of Despair. La musica degli Yob è solo loro.
Fin dalla splendida copertina questo "Atma" si presenta bene: impressione che viene confermata anche dall'opener "Prepare the ground", una song tosta e metallica in pieno stile Yob, con la voce di Scheidt acidissima come sempre. Una composizione ben riuscita e sapientemente giocata sulla semplicità delle linee vocali. Non è dello stesso avviso la titletrack, fin troppo canonica e priva di spunti particolari sebbene sia comunque godibile. Stesso problema per "Before we dreamed of two", ben suonata, oscura e velenosa come da copione ma priva di particolari acuti d'interesse. E' proprio questa sensazione di normalità, di superficialità che non permette ad "Atma" di raggiungere le passate vette compositive degli Yob: anche "Upon the sight of the other shore" lascia l'amaro in bocca. Di tutt'altro spessore la conclusiva "Adrift in the ocean" finalmente sognante e sfuggente nel suo malinconico inizio per esplodere infine in una successione improvvisa di ondate metalliche pesanti quanto necessarie. Probabilmente una delle migliori cose composte dalla band in tutta la sua carriera.
In fin dei conti però "Atma" sembra essere incompiuto, lasciando l'ascoltatore un po' deluso di un cammino così tortuoso. L'impressione è che Scheidt e soci abbiano voluto puntare su una "maggiore assimilabilità", riducendo la pece del passato e puntando maggiormente su composizioni standardizzate (in particolare "Prepare the ground" e "Upon the sight of the other shore"). Mancano le lunghe ed insostenibili sferzate di lava che avevano fatto la fortuna degli album passati, manca un pizzico di inventiva e di passaggi più soft che qua e la facevano capolino nello splendido "The great cessation". Insomma tanto mestiere, ma poche emozioni. Una mezza delusione.
1. "Prepare The Ground" (9:05)
2. "Atma" (8:57)
3. "Before We Dreamed Of Two" (16:01)
4. "Upon The Sight Of The Other Shore" (7:34)
5. "Adrift In The Ocean" (13:33)
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