E' la mia prima recensione perciò necessita di una
Premessa:
Per come la vedo io ci sono 4 tipi di dischi (io li chiamo ancora così):
a) quelli belli ed importanti
b) quelli più importanti che belli, e sarebbe divertente parlarne........., io - per esempio qui ci metto il Lou Reed di "Metal Machine Music" o i Nirvana di "Nevermind", ma anche l'Eno di "Music for Airports", tanto per dirne qualcuno - e già mi rendo conto di rischiare come minimo l'insulto
c) quelli brutti e inutili, "e qui ve n'è si lunga tratta di dischi, ch'i non averei creduto che industria discografica tanta n'avesse prodotta" per parafrasare il Sommo e far vedere quanto sono colto
d) quelli più belli che importanti; dimenticati, fuori tempo massimo, oggetto di culto più o meno sotterraneo (ché una tardiva riscoperta non si nega a nessuno) o semplicemente passati inosservati, o stroncati da critica miope e bacchettona.
Ho passato i miei primi anni di ascoltatore a cercare soprattutto i dischi del primo gruppo (non credo di averli ascoltati tutti, ma a voler essere onesti alla fin fine non sono che qualche centinaio), ad imbattermi in moltissimi del secondo gruppo e, inevitabilmente ad inciampare in un certo numero di quelli del terzo. Poi ad un certo punto, complice anche l'età avanzata, mi sono concentrato principalmente sui titoli del quarto gruppo con l'attegiamento schizzinoso e presupponente di chi ha molto ascoltato e molto vissuto. E' a questo punto che mi sono imbattutto in questo sito di spiriti affini dove ho trovato recensiti gli Annexus Quam o i Nature and Organisation, due dei miei gruppi preferiti e tanta altra roba che i Grandi Recensori hanno spesso dimenticato; certo qui c'è chi si spertica per i Queen o i Dire Straits o chi propone il rarissimo disco dei Beautiful Kazzons (cit.) in 50 copie fatte a mano o il concerto per rutti e peti del tale grande compositore ucraino (ed io faccio pienamente ed orgogliosamente parte di questo gruppo) ma è proprio questo che mi piace di questo posto e che lo rende il sito più fiko dell'internet.
Quindi non potendo recensire il suddetto concerto per rutti e peti per non fare un doppione vado a proporvi un titolo che non mi pare (ho controllato, spero di non sbagliarmi) sia stato ancora recensito e che, credo abbia tutti i requisiti per far parte del gruppo (d.
Yoko Ono - Plastic Ono Band
Non so se la copertina identica a quella dell'omonimo disco del signor Ono, in arte John Lennon, - tranne che per le posizioni scambiate dei due - sia stata una furbata o una raffinata operazione artistica, ma i due dischi (sebbene diversissimi) vanno effettivamente ascoltati insieme, non solo perchè sono frutto delle stesse sessions ma, soprattutto, perchè scaturiscono da uno stesso percorso umano che i coniugi Lennon/Ono stavano compiendo sotto la guida di Arthur Janov, teorico del "primal scream" e che, anche se io la ritengo una cosetta per ricchi depressi che ha procurato qualche guaio al suo autore, è sicuramente il presupposto teorico del valore dei due album. Inutile parlare del "Lennon side" universalmente noto e concentriamoci su questo di Yoko Ono che, forse non ci crederete, è altrettanto bello. Lo so che Yoko Ono sta sul cazzo a tutti e so che lei è sempre stata bravissima a rafforzare questi sentimenti e che fino a quel momento i due avevano già inciso a loro nome un paio di inutili sciocchezze pseudo intellettuali da borghesotti annoiati, (mentre come personaggi pubblici facevano cose di ben altro spessore), ma questo disco piacque subito a Lester Bangs e questo già chiuderebbe la recensione. Di mio vi dico (.......che Lester mi perdoni) che i 6 pezzi (9 nella riedizione in CD), mi ricordano molto da vicino i CAN di "Monster Movie", e questo è un gran complimento, se non fosse che alla batteria c'era Ringo Star che anche in questo frangente mostra tutti i suoi limiti - altro che Jaki Liebezeit -, che invece Lennon alla chitarra è straordinario (inventivo, sperimentale, reiterativo ma mai banale), con gli scarafaggi non aveva mai suonato così, che al basso c'era quel Voorman (autore della copertina di "Revolver" tra le altre cose) che avrebbe dovuto sostituire McCartney nei piani dei discotecari in un immaginario post-Beatles, che in un pezzo ci suonano Ornette Coleman, Ed Blackwell, Charlie Haden e Dave Izenzon che passavano di lì........, che il disco non ha un momento di calo tranne che nell'ultimo bonus su CD (16 minuti di inutile lagna improvvisata con Yoko alla voce e Lennon alla chitarra acustica), che il cantato/urlato/guaito/gemito di Yoko Ono, in altri frangenti davvero fastidioso, qui risulta pienamente adeguato alla struttura dell'opera, anticipando in alcuni momenti le cose di gente (vabbè non esageriamo, o si esageriamo!) come Diamanda Galas o Meredith Monk. E se questo non vi fa venire voglia di dare una chance a quest'album che il fantasma di Lester vi venga a trovare stanotte..............
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