Inghilterra, XVIII secolo: la regina Anna (Olivia Colman) regna con l'aiuto del suo braccio destro, un'aristocratica di nome Sarah Churchill (Rachel Weisz), che influenza le sue decisioni ed ha con la regina un rapporto ambiguo ed esclusivo, che viene però messo in discussione dall'arrivo di una cugina di Lady Churcill, Abigail (Emma Stone), la cui famiglia è caduta in disgrazia, che accetta da lei un lavoro da serva, ed inizia una scalata sociale che la porterà ad interferire con gli equilibri di corte.

Yorgos Lanthimos mette in scena un trittico tutto al femminile, cui il dramma storico fa solo da sfondo: le protagoniste sono indubbiamente le relazioni fra le tre donne, i tre diversi modi con cui cercano di affermare la loro individualità. Abigail è il personaggio più scontato, forse: dolce e ingenua in apparenza, ma allo stesso tempo intelligente e furba, riesce a farsi strada fra gli intrighi di corte, facendo valere sia la sua astuzia che la sua bellezza, unite a una sorta di sboccataggine che le deriva dalla sua condizione sociale non ben definita, che le dona un certo margine di libertà. E' un personaggio secondo me in linea con i ruoli già interpretati da Emma Stone di ragazza carina e allo stesso tempo simpatica e alla mano - qui calato in un contesto diverso. I personaggi di Weisz e Colman sono molto belli, quello della regina in particolare: è lei forse il personaggio meglio riuscito dei tre, con le sue tendenze colleriche e a volte infantili, disturbata psicologicamente e fisicamente: il ritratto che ne viene fatto non è quello di una Maria Antonietta, al contrario, è quello di una donna più che di una regnante, poco influenzata dalla vita di corte.

L'ambiente aristocratico è un elemento di spicco nelle scenografie , sottolineate anche da riprese grandangolari e a 365 gradi, che ci fanno volteggiare nelle stanze e nei corridoi del palazzo e nel verde dei giardini inglesi, e nei costumi d'epoca, la fotografia indugia spesso anche nei contrasti di luce e ombra degli interni notturni (in alcune scene sembra di vagare sotto il mantello dell'invisibilità ad Hogwarts) ; a livello estetico d' impatto sono anche gli intertitoli, che segnano i capitoli in cui è diviso il film, disegnati da Vasilis Marmatakis (già designer delle grafiche degli altri film di Lanthimos), diventati uno degli elementi iconci del film.

A prima vista, ''The Favourite'' non ha nulla del Lanthimos della greek new wave. Si potrebbe dire che ci sia lo zampino di Hollywood, ma anche il suo film precedente, ''The Killing of a Sacred Deer'', aveva mantenuto il carattere surreale e a tratti grottesco che era la cifra stilistica del regista. Ora qui di surreale non c'è nulla, ma i personaggi hanno una loro caratterizzazione particolare, che nel drammatico inserisce il comico e a tratti il grottesco, e in questo sta la loro bellezza.

Anna, Sarah e Abigail sono prigioniere del mondo in cui vivono, come altri personaggi di Lanthimos: e quindi, alla fine l'unica che si salva è quella che perde il gioco. Anche se, come lei stessa recita: ''Pensi davvero di aver vinto?'' ... ''Abbiamo giocato due giochi diversi''.

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