Quando cinque artificieri così bravi da costruire un tale congegno riescono a fare un tale sfacelo nelle mie sinapsi è sempre un piacere! Uscito nel 2003, secondo dei finora tre dischi dati alle stampe dal quintetto di Vancouver, lo giudico quello migliore, quello con più mordente, con più carattere, quello che mi ha regalato più emozioni.
In generale i brani sono giocati sugli intrecci canori delle voci di Paul Pittman e Lucy Brain, fondatori della band (per inciso ex amanti ed ora compagni di ventura), che in filigrana ricordano, spesso anche nelle scelte di arrangiamento, un sodalizio à la Simon & Garfunkel. Muovendosi in un'obliquità di suoni che riesce a fondere con attitudine tutta indie la canzone pop d'autore anni '60 in brani che in un lampo deviano fino ai limiti del post-rock, con improvvise deflagrazioni di chitarra, è un disco che non lascia mai per strada melodia e fruibilità delle composizioni.
Esemplificativo del loro stile è ad esempio il brano “In This Atmosphere”, che comincia lento e crepuscolare con pianoforte e cantato di Pittman, per crescere poi piano piano, fino all'ingresso imperioso delle chitarre distorte per portarci via in un viaggio sonico, con la batteria che sembra dipingere le esplosioni di fuochi d'artificio nel cielo notturno. Brano forse un po' di mestiere, ma dannatamente riuscito. Altra gemma è "One False Move", questa volta tutta giocata sulle modulazioni della Brian, assolutamente accattivante col suo uptempo tenuto su dalle tastiere e che imprevedibilmente esplode in un rumorismo garage tra sintetizzatori e chitarre distorte. Non posso infine non citare la spumeggiante "Herculean Bellboy", in cui l'intro a base di organo e sintetizzatori lascia il passo ad una ballata anni '60 retta dal pianoforte, che prima accelera, poi rallenta, poi diventa imprendibile, il tutto parlando della ricerca di se stessi: inutile dire che vada ascoltata a volume dannatamente elevato, per la gioia dei vicini di casa e della vostra testa che non smetterà di oscillare a tempo.
Nei dieci brani che compongono questo album c'è davvero tanta ottima musica e soprattutto un'attitudine ad "arruffare" i brani che sembra genuina, contribuendo moltissimo alla riuscita finale. Non sempre originalissimi, ma personali, è un ascolto molto, molto piacevole, vario e non impegnativo (diamine resta comunque musica pop!). Quasi dimenticavo: regalatevi l'ascolto della conclusiva "ballata in punta di fioretto, pletto, pianoforte e doppia voce" "Young & Sexy", che è di una bellezza struggente.
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