Secondo lavoro per gli Young Guns. Dopo il buon esordio di "All Our Kings Are Dead" con "Bones" il gruppo inglese torna alla ribalta conquistando tra l'altro la copertina del Kerrang! di Febbraio. Dato il look curato e l'appeal melodico che già traspariva dagli esordi, non era difficile aspettarsi un disco leggermente più soft e immediato, ciò però influisce solo marginalmente sul risultato finale.

Si parte con la buona "I Was Born, I Have Lived, I Will Surely Die", traccia d'apertura tra le più riuscite del disco, disco che prende il nome dall'omonima traccia "Bones" primo singolo estratto, che risulta immediatamente convincente timbrata da un rit. d'impatto già dai primissimi ascolti. In mezzo all'interludio "A Hymn for All I've Lost", due ottimi brani  quali "Towers (On My Way)" e "You Are Not" in particolare l'ultima traccia, nonostante il suo incidere lento e quindi marcatamente melodico, non risulta ruffiana e scontata. Tra un brano di riempimento e un altro, il secondo singolo "Learn My Lesson" mantiene costante l'appeal disco. Classico pezzo che probabilmente sentiremo girare su Virgin Radio a breve, si fa ascoltare volentieri anche grazie al buon apporto del batterista Ben Jolliffe, sempre su buoni livelli come del resto già nel disco precedente, colui che mantiene viva l'attenzione anche nei momenti piatti per intenderci. La chiusura del disco regala un finale discreto, anche grazie alle tonalità sempre alte e accese del leader Gustav Wood e la performance semi-acustica di "Broadfields".

Senza particolari encomi gli Young Guns si godono il loro momento nella scena sempre prolifica del rock d'oltremanica, e con i suoi sparuti 38 minuti "Bones" si ritaglia uno spazio tutto suo nelle uscite da tenere d'occhio in questo inizio 2012, anno della consacrazione anche a livello live per la band di Londra, che è in tour negli UK a fare da spalla ai più famosi 'cugini' gallesi Lostprophets. Chissà se ci sarà spazio anche per una tappa in Italia, nel frattempo consiglio l'ascolto di "Bones" giusto per 'fare' un pò le ossa. Lo so, questa era prevedibile, ma il disco lo è di meno.

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