Ammetto di avere avuto qualche difficoltà nell'approcciarmi alla recensione di questo nuovo lavoro degli Yumma-Re, band della provincia di Salerno che nel suo curriculum può vantare tra gli altri una vittoria ad Arezzo Wave '97.

Il mio feeling con la voce della cantate e la sua pronuncia inglese è stato fin da subito ai minimi termini, ma la ricca mistura sonora proposta dal gruppo, fatta di avvolgenti mood, inserti elettronici, sferzate elettriche, esplosioni e rarefazioni mi ha spinto a proseguire senza pregiudizi nell'ascolto. Uscito sul finire di gennaio 2009 per la My Kingdom Music, non è un lavoro perfetto, a ben guardare nemmeno originalissimo, ma è a fuoco per buona parte dei suoi 10 brani, cosa che di questi tempi è rara, soprattutto per una band italiana.

L'incipit è sontuoso, con “Babylon” che parte sommessa, poi una tromba suona la carica ed il brano prende il tempo in levare del reggae, creando un'atmosfera davvero trascinante, in cui schegge di suono uscite da chissà dove contribuiscono ad arricchire il tutto. Molto bella anche “Borderline” in cui chitarre dissonanti fanno il paio con un basso pulsante, riuscendo a rendere bene l'atmosfera di straniamento e passaggio al limite, che si sublima nel finale “piovoso”. Tipicamente di trip-hop “fuori tempo massimo” le sonorità di “Revolution part. 1”, molto meglio le atmosfere sofferte, ma fluide di “My Dreams” in cui come bolle d'aria sembrano salire gli inserti elettronici, mentre il canto “notturno” di una tromba apre completamente il pezzo, facendolo volare alto. Notevole anche “La negligence”, con il suo incedere lento e slacky, vagamente psichedelica, con un contrasto deciso tra la ritmica cristallina di chitarra riverberata e gli inserti saturi di elettronica e chitarre. Ormai in chiusura di disco “Try” con le sue atmosfere circensi, la voce filtrata (e questa sì molto bella, di Don Guarino), il cui unico difetto è forse quello di restare troppo “seduta” e non aprirsi di più, scegliendo la via del lisergico.

Il pregio-difetto principale di questo disco è quello di avere un bouquet troppo ricco: a tratti lisergico, poi liquido, pop e rock. Insomma cucinato con tante spezie: il classico meltin' pot, di lingue (è cantato in inglese, francese e spagnolo), di stili musicali (elettronica, il rock più abrasivo, trip-hop e reggae). Indubbiamente la band c'è, ha un grande potenziale, prendiamo questo come punto di inizio di una carriera che comunque dura da più di dieci anni.

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