Gli Yuppie Flu portano con sé una strana e sottile ironia che, così come lo sguardo furbo e fintamente indolente di ciascuno di loro, ordina e disordina al contempo la loro musica.
E questo - come ogni artistica contraddizione - non può non piacere, a noi che ci muoviamo nel paradosso.
Fuor di metafora, il gruppo anconetano ha sfornato sinora dei dischi che hanno un certo ordine interno dato da riferimenti chiari e precisi (a volte, secondo i loro detrattori, sin troppo: Pavement - e tutti gli obliqui squinternatori di note - nel primo "At The Zoo", Mercury Rev - e tutti i melliflui sognatori di note - nel secondo "Days Before The Day").
Ma c'è sempre un elemento destabilizzante: quello che in fondo ne definisce lo stile personale, sia esso sotto forma dei bleep elettronici, della voce indisponente (splendida) di Matteo Agostinelli, della capacità di disegnare sketch umorali. Il vero gioiello della loro discografia, "The Boat EP" (2000), era pieno di questi scivolosi squilibri.
Siamo nel 2005 (con cambio di formazione: un tastierista in meno e un batterista nuovo), e con "Toast Masters" la sottile ironia degli Yuppie Flu viene ribaltata.
A togliere equilibrio adesso è proprio la mancanza di un riferimento preciso che non sia il proprio mood: scanzonato e cool.
A mettere ordine, la proposta piuttosto 'straight' di una musica molto più chitarrocentrica e 'easy' del solito.
Tanti i pezzi spensierati da sentire in loop (Our Nature, A Good Guide, Together, Pain Is Over, Vultures And Fortune), che lasciano il retrogusto della recente moda britannica di un rock dritto-e-facile (certo insaporito dall'impronta di chiara matrice americana del quartetto targato Homesleep); poche invece (Stray On Free, Make A Stand) le concessioni al mondo sghembo e deviante del dream pop di qualità di cui sono capaci.
Un paradosso c'è, ma è negativo: con quest'album gli Yuppie Flu sono più decisamente sé stessi, ma forse perdono parte del proprio sfumato appeal.
"Toast Masters" non sconvolge la loro discografia né la mia collezione di cd; però di certo si lascerà ascoltare parecchio in questi mesi di cielo azzurro e senza nuvole.
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