Difficile non partire prevenuti con un film come questo. E i motivi sono fondamentalmente due. Innanzitutto è il remake di una pellicola di culto, cosa che a priori lo getta in pasto alla cruda e spietata dissezione da parte di ordi di aficionados e puristi. Inoltre è l'opera prima del talentuoso e videoclipparo Zack Snyder (reo forse di possedere un background vagamente ruffianaccio-mainstream), che certamente con il successivo "300" non ha fornito una prova molto brillante, sebbene le colpe non si potessero attribuire esclusivamente al regista.
A questo non incoraggiante preambolo è d'obbligo aggiungere che, in un principio di terzo millennio che vede l'arte della rivisitazione (cinematografica e non) quale prassi comune, reiterata e non raramente con risvolti delittuosi, non è facile presentarsi al pubblico con un prodotto del genere.
Faccio questa premessa semplicemente perchè ammetto di essermi avvicinato a questo "Dawn of the dead" (la versione italiana dell'originale di Romero era "Zombi", datato 1978) con una certa circospezione, dettata dalle enormi delusioni suscitate da molti iper-reclamizzati rifacimenti o squallidi comeback a sfondo prettamente monetario da parte di autori generazionali.
Eppure è evidente fin dal primo istante che in questo caso ci si trovi di fronte a qualcosa di diverso. L'atmosfera è sospesa, rarefatta, si percepisce benissimo la minaccia incombente. Per essere più precisi bisogna dire che in realtà lo spettatore la subisce.
Il taglio delle inquadrature, il montaggio, la fotografia sono studiate nei minimi dettagli, ma senza barocchismi o effetti ridondanti. E' un cinico assalto frontale quello che Snyder prepara fin dall'inizio e si intuisce che lo abbia studiato in ogni più piccolo aspetto. E' qui che l'attenzione di chi osserva viene imprigionata, bloccata e costretta a seguire fino in fondo lo sviluppo della trama e il destino dei personaggi, tutti ottimamente caratterizzatati. Certo le interpretazioni non sono degne di mostri sacri del palcoscenico, ma nel contesto tutti gli attori forniscono una prova di tutto rispetto (anche se spiccano sicuramente Sarah Polley e Ving Rhames). La visione è più apocalittica e "globale", il ritmo è a volte tranquillo, altre frenetico e sincopato, in linea con le reazioni della massa non-morta, certo più simile a quella di "28 giorni dopo" che non a quella abulica e limacciosa (ma non per questo meno agghiacciante) dell'originale romeriano.
Non mancano certo effetti speciali e puntate granguignolesche, ma quello che più colpisce è il valore simbolico che permea le scene e i dialoghi, spesso affondando nelle piaghe psichiche dei vari protagonisti e portando alla luce conturbanti verità sull'odio e l'intolleranza. I superstiti barricati nel centro commerciale e i redivivi che lo circondano, spinti da un inconscio di massa celante pulsioni consumisticche che nemmeno la morte è riuscita a sconfiggere, sono il chiaro riferimento agli intenti proditori e dissacratori del giovane Romero. Il tocco personale nella sceneggiatura è dato dal sottile umore nero che impregna la pellicola e la rende se possibile ancora più gustosa.
Numerose sono state in questi anni le critiche riguardanti questa produzione, bollata forse con troppa faciloneria come semplice e squallida operazione commerciale. Trovo ingiusto, personalmente, non soffermarsi sul valore intrinsico di un'opera. E questo al di là delle ragioni economiche cui possa o meno sottendere.
Una bella prova d'esordio, da mettere insieme all'altrettanto valido remake di "The Texas chainsaw massacre" del fin troppo maturamente decaduto Tobe Hooper. Da vedere e rivedere per assorbire ogni minimo dettaglio.
E poi come non rimanere estasiati di fronte a dei titoli di testa così magistralmente realizzati? A primi piani davvero suggestivi di orride creature non morte si alternano, con un sapiente montaggio, immagini di repertorio (e qui si percepisce l'esperienza maturata nei circuti Mtv) a evocare il sovvertimento dell'ordine mondiale. In sottofondo una canzone inimmaginabile in tale contesto. Eppure tremendamente perfetta.
Dio in terra, Johnny Cash, che ripulisce il mondo dai peccati...
"There's a man goin' 'round takin' names.
An' he decides who to free and who to blame.
Everybody won't be treated all the same.There'll be a golden ladder reaching down,
when the man comes around..."
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