Premessa: il recensore aveva preparato dei "nota bene" che focalizzassero il suo punto di vista e che dessero ai lettori una chiave di lettura a una recensione che si presenterà contorta ai più, specie ai fan del capolavoro di Moore e Gibbons. Insomma, aveva trovato una giusta formula per essere più paraculo possibile. Aveva, ma le ha dimenticate tutte nella stesura di questa stessa premessa.

 

Comprendo le varie cause e i loro successivi effetti. Comprendo l'incazzatura di Alan Moore rifiutandosi di essere accreditato a un film che proponesse (e rovinasse) al grande pubblico il suo capolavoro, comprendo la scelta di un regista come Zack Snyder e comprendo che in tempi di crisi, la DC Comics decida di fare un film su una delle pietre miliari delle graphic novel, se non di tutta la letteratura moderna. Comprendo e prima ancora analizzo, infischiandomene della parola di critici e non che davano già un sonoro cazziatone a regista e film. Ma stanotte non voglio personificare il Dottor Manhattan né voglio entrare in una camera per esperimenti di fisica quantistica per diventarlo, sapendo che al 99% delle possibilità il mio corpo non si ricomponga. L'1% è la dose di culo che ci vuole per avvenire: quella che ha avuto Jon Osterman per intenderci. Voglio solo fare il recensore, e per farlo, scriverò del film.

 

Quello che colpisce, per chi ha letto la graphic novel, è l'estremo coraggio di Snyder: superbi gli effetti speciali e le musiche scelte, meravigliosa la cura dei dettagli e azzeccati i tagli alla trama per addattarla al grande schermo. D'altronde stiamo parlando di colui che ha proiettato tridimensionalmente uno dei capolavori di Frank Miller. Alcuni lo considerano come il Mengele cineasta delle graphic novel, altri un genio della trasposizione del fumetto. Per me è solamente un ragazzino di 43 anni un po' ingenuo: ha creato un grande film per introdurre il pubblico medio all'opera di Moore e si è fermato lì. Modestia o sete di denaro, ai posteri l'ardua sentenza. Nonostante il lavoro certosino applicato per rendere al meglio una graphic novel di dodici albi in tre ore (Terry Gilliam disse a suo tempo che il materiale dell'opera poteva dar luce ad un film di otto) la pellicola da un lato esalta chi già sa, chi già conosce il tutto e lo fa meravigliare del finale modificato un po' a sorpresa ma inevitabilmente logico ma gli lascia comunque l'amaro in bocca per le scelte applicate nelle scene d'azione: i continui rallenty nei combattimenti infatti danno un po' alla nausea. Aldo Biscardi mi perdonerà ma io la moviola la voglio solamente quando l'Italia fa una metà divina agli All Blacks. Per chi non ha letto e non immagina nemmeno l'impatto che ebbe la graphic novel a suo tempo, brutti ignoranti mi verrebbe da dire ma mi trattengo, il film è spesso e volentieri caotico: dopo un'ora e mezza di film ho udito persone che ancora si chiedevano chi fosse Ozymandias e come ha fatto Jon Osterman a divenire Doc Manhattan. Ma avviene comunque il miracolo: Snyder riesce a dare enfasi a scene ed eventi che già ne avevano pur modificandone alcuni aspetti, come direbbero i matematici la forma varia ma la sostanza resta, regalando ai fan un buon prodotto blockbuster e agli iniziati un bel calcio in culo per leggere la graphic novel.

 

Conclusione: nonostante si riveli un film ricco di dettagli a livello fumettistico e paradossalmente povero di dettagli a livello cinematografico (i personaggi, nonostante la grande prova di tutti gli attori, rimangono confinati nel loro status di personaggi di un fumetto, eccezion fatta per Rorschach e il Dottor Manhatt, vero motore di tutto il film e la trama, come detto sopra, spesso caotica per chi non ha letto) si dia un po' di stima a questo ragazzo di 43 anni e al suo operato nel campo della trasposizione delle graphic novel nel cinema. Modestia o sete di denaro, ai posteri l'ardua sentenza. Per un appassionato di fumetti come me vedere persone che alla fine di un film si chiedono come possa essere la graphic novel non può che far piacere, e spero possa far piacere anche ad Alan Moore.

 

Postfazione:il recensore, dopo essersi autoimmedesimato nel ruolo di un semi-dio nietzscheano, ritorna nelle sue vesti di misero mortale e ad ammirare la faccia estasiata di sua madre nel leggere Watchmen, che ha sempre rifiutato di leggere.

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