Techno omossessuale sparata attraverso un soundsystem di rottami, stereo di vecchie auto, casse acustiche pisciate dai cani, vecchie uniformi da nazisti alla consolle, piselli avidi, bocche piene. La ganga-frocioni con mr.John Dwyer ai comandi ci colpisce basso, basso ventre, sparando 15 mazzuolate da industrial rave iperdistorta all'aceto con baffi sporchi di cocaina.
E' disonestà pura: Zeigenbock Kopf è una delle più indicibili perversioni sul dancefloor. Nessuno ardirà d'ascoltarlo senza volerne accettare l'indomita perversione, il piacere di farsi frustare, l'odore del pellame, i coglioni di fuori.

Questa è roba per gente maschia, "Woman, Begone" un parlato da piercing alla vittoriana ben aggiustato sul cazzo mentre un tedescone tortura un drumkit filtrandolo in una nube di distorsioni, "Boys Meet" è un inno frocio cantato a cazzo duro, sventagliando la svastika ignorando, bevendo e raccogliendo i denti degli sventurati colti impreparati dal pogo dei muscolosi nazisti. I due, per altro, continuano per una bella mezz'ora con pornografie assortite "I cum too much", schizzi di merda techno ammassata su un sabba percussivo di ultraviolenza "Driving to Dortmund", blues incollati alle mutande nere "Absence of light, Night".

"I am a man" come i suicide che si fanno leccare da dobermann in calore, "animals" un rap stronzo che inneggia al sesso tra uomini e bestie, prendendo a calci la decenza del suono. Se ne esce con le reni a pezzi e il buco del culo spaccato.

Questa non è roba per tutti, attenzione.

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