Ancestrale, tramandata, sognata, ossessiva, condizionante: la Paura ha mille facce e in 999 casi è immaginaria, non reale; ha un solo spettatore-protagonista che si identifica (passivamente) in Lei, in una paralizzante soggettiva senza scampo capace di strozzare il respiro. Un tempo, a preoccupare poteva essere colui che visto in lontananza si avvicinava al centro abitato - un viandante, uno straniero, un semplice cane affamato magari scambiato per un lupo. Se in antico il cane era un animale associato alla divinità, il cristianesimo ne fece un demonio, e nel Faust di Goethe dietro al cane nero si cela Mefistofele. Molte paure sono legate ai racconti di un tempo o si sono tramandate per sentito dire, ma sono solo delle leggende o delle stupide fantasie legate al folklore popolare, a superstizioni e in alcuni casi alla stregoneria. Poi c’è chi vive dentro la paura, il timor panico, la paura dell’ignoto, di esporsi, che in fondo altro non è che la paura della vita. Altri la incontrano non di rado in sogno, in un sonno agitato nel quale si trovano a tu per tu con la Morte, tanto da gridare. In tanti altri casi le paure restano segrete, personali: vere e proprie paranoie come quella di non avere una via di fuga, di restare bloccati in uno spazio chiuso o di essere sepolti vivi, come racconta Edgar Allan Poe nelle pagine de La sepoltura prematura. Quindi, la paura della morte che tanto attanaglia noi occidentali, ma anche suggestioni più spettrali aventi per protagonista un signore dal piede equino: il diavolo (piccolo omaggio al Lord Byron noto come Il diavolo zoppo). Storia puramente da me inventata. Ultima curiosità, la ruota del carro rossa dipinta dal diavolo è una visione di una donna di una compagnia di comici, una scena poco ricordata de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman. Mi ha colpito in quanto la ruota rossa del carro è un simbolo che appartiene al popolo rom, verso il quale permane tuttora un antico pregiudizio, quello di essere ladri di bambini”. Ma questa è un’altra paura, la peggiore, quella dettata dall’ ignoranza.
Musica: Stefano Giovannardi (STRUCTURE)
Video: Leonardo Laviano
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