Mi sono imbattuto in questo disco dopo aver ascoltato il precedente cd uscito per Phonarchia Dischi, ovvero gli Etruschi from Lakota. Non conoscevo quella band, ma visto che il loro "I nuovi mostri" mi era piaciuto, ho deciso di ascoltarmi anche la seconda produzione di questa giovane casa discografica.

Dò il via allo streaming di questo "Noi non siamo figli", dei toscani Zocaffe. Nel frattempo, sbircio un po' in giro per cercare di capire qualcosa di più su questi ragazzi. Scopro che sono al secondo disco, che hanno fatto un bel po' di date in giro e hanno vinto un qualche premio all'Italia Wave. E sentendo le prime due tracce del disco, "Antonello" e soprattutto la title-track "Noi non siamo figli", rimango piuttosto soddisfatto dai ritmi incalzanti della band: sembra che suonino retrò e molto moderni allo stesso tempo: bello! Sono sincero, la voce non mi convince proprio al 100%; in alcuni momenti risulta debole, rispetto alla carica della musica che fa voglia di ballare. Piuttosto interessanti i testi, che però ho letto in giro non aver scritto la band, ma un certo Riccardo Stefani. Che non so chi sia. Però sono interessanti, sembrano storie di paese, e per chi come me è nato in una città sembra quasi di vedere i personaggi dei film di Pieraccioni. Molto divertente. Il brano più particolare forse è "I boschi di Fiano", che però ho molto apprezzato in quanto è il momento in cui i ragazzi dimostrano di saperci davvero fare con gli strumenti in mano.

Altri brani ammetto che mi hanno lasciato un po' indifferente, forse siamo davanti ad un disco valido ma del quale l'ascolto per intero può risultare un po' pesante. Un bel + sul registro va alla produzione di Nicola Baronti, che è riuscito a far suonare questo disco esattamente come doveva essere, ovvero un disco "vivo". Insomma, per ora una piena sufficienza, vedremo in futuro se questi Zocaffe riusciranno a fare il salto di qualità che (forse) è nelle loro corde.

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