"Questa ha un intero gruppo gospel di morti viventi ficcati nell'ugola".

Questo ho pensato quando, tempo fa, ero entrato per la prima volta in contatto con la giovanissima cantante russa Nika Roza Dalinova (in arte Zola Jesus) per quel disco, "The Spoils" che, in quelle ferite nascondeva lugubri crepuscoli e ferite impossibili da rimarginare. Un suono grezzo, che combinava echi folk all'elettronica più spinta, quasi industrial, un pizzico di clima gotico-dark, lo-fi e sbilenche melodie pop. Crescendo, negli anni, la ragazza ha saputo affinare il suo suono, album dopo album, suonando sempre diversa, anche se sempre coerente a se stessa.

Così, passando per gli stupri sonori di "Tsar Bomba" e il sofferto minimalismo di "The Spoils" e arrivando ad un suono maturo e accessibile, ma sempre sulla linea della sperimentazione, dello splendido "Conatus", Zola Jesus si è distinta per le sue capacità interpretative e di scrittura, ammaliando nel godurioso side-project dei Former Ghosts (insieme a Jamie Stewart e Freddy Ruppert) e spaventando, graffiando, seducendo. 

La sua prova migliore, però, resta questo disco: "Stridulum" (uscito anche in una versione corretta, con più brani, dal titolo "Stridulum II"). Un disco dove lo splendore e la sofferenza si amalgamano per creare pezzi difficilmente cancellabili. Che sia la meravigliosa "I Can't Stand", che riesce persino a commuovere, la schizzata marcia funebre della title-track o la bellissima  e dolorosissima "Trust Me", che in soli due minuti cicatrizza le ferite delle delusioni d'amore per poterle esorcizzare, non c'è differenza.

Perché "Stridulum" è un album coeso e deviato, disperato, ma capace di godere della bellezza di un fiore appena sbocciato. Malinconico, riflessivo, ossessivo. Scorre e sconvolge l'ambiente in cui viene suonato. Una prova incredibilmente bella e adorabile, ma al contempo pesante come un macigno, come la vita.

Con le sue composizioni, la Danilova sparge boccioli di non ti scordar di me su massacri e spargimenti di sangue. Ti punta un coltello sulla schiena, mentre l'abbracci, e ti sussurra, piangendo "Stringimi, amami, non lasciarmi." Te lo dice con quel coro gospel di zombie che striscia nelle sue corde vocali, mentre il cielo nero, nerissimo, vi avvolge.

Non so come, non so perché, ma, in poche parole, mi ha sconvolto. Ed è bello quando succede. 

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