Da qualche parte ho letto trattasi di ritual music (a dirla tutta su sentireascoltare). La cosa suona molto intrigante, e devo ammettere che, la definizione calza a pennello perché proprio così suona "Earth Grid". Certo l’approccio al rituale è un po’ meccanico industriale e l’elettronica, se di questo si tratta, qui, è padrona incontrastata.

Un disco di musica rituale elettronica insomma. Fa quasi pensare ai Prodigy in versione ecclesiastica, ma nel nostro caso siamo lontani anni luce dall’elettronica dell’immaginario collettivo. Gli Zomes lavorano di mantra e spiritualità. Le idee sono chiare, la collocazione è chiara. Scrivo questa recensione, perché questo disco mi ha semplicemente stregato, con la sua religiosa ripetitività, il suo lento incedere, il suo ascetismo minimale, la sua fredda e al contempo caldissima elettronica in stile Benedetto 16. Le cose assurde possiedono il fascino dell’incomprensibilità. La spiritualità possiede il fascino dell’incomprensibilità e Earth Grid, nel suo ridondante, afono e religioso silenzio ti si attacca come il raffreddore, ma a differenza della malattia, questa musica fa bene alla mente.

“Pilgrim Traveller”, ” Spiraling”, ” Step Anew”, “The Garden”, “Ok Philosophy”. Ma dove sono? Non lo so, la soddisfazione è molta però. Ah ecco, la mente si sta riordinando, la quiete mentale è questa. Ho trovato l’ordine, il senso, la struttura della spiritualità. E’ un grid! E’ quello della copertina! Ok, ma al di là delle chiacchiere? Il problema è che non riesco a smettere di ascoltarlo, eppure è sempre fottutamente uguale a se stesso. Se dovessi consigliarlo avrei qualche difficoltà. Onestamente non mi sento di mettere tanta aspettativa in un lavoro fruibile solo(?) in questo mio strano modo. Non sarebbe giusto oltrepassare le tre o quattro caute “pallette” in pubblico, ma il disco, a me, parla da se…

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