Film horror da poco disponibile su Prime Video, la trama di Nocturne, sicuramente già vista, ruota intorno ad una giovane donna che, per raggiungere i suoi obiettivi, stringe un piatto con il demonio. La protagonista è Juliet, una musicista diciassettenne che studia pianoforte in un’accademia d’arte, e la sua rivale è la sorella quasi gemella, Vivian, nata a poche ore di distanza da lei, anch’essa una pianista, ma più dotata, estroversa e popolare della sorella.
Nella prima scena del film una ragazza si suicida buttandosi dalla finestra: era una delle migliori alunne dell’accademia, ed avrebbe dovuto esibirsi come solista al concerto di fine anno. Ora, a causa della sua morte, le audizioni per il concerto sono di nuovo aperte: Vivian è la favorita, ma Juliet decide di tentare la sorte esibendosi con lo stesso pezzo portato dalla sorella. Dopo il suo gesto il loro rapporto diventa teso, ma Juliet sembra diventare progressivamente più brava e sicura di sé, riuscendo a mettere in ombra la sorella. Il segreto del suo successo è un quadernino, appartenuto alla studentessa morta, che contiene inquietanti iscrizioni e disegni che sembrano anticipare quello che succede a Juliet…
Nocturne non è il primo film a tema patti con il diavolo, concetto già di per sé abbastanza e volutamente ambiguo: il demonio non c’è, o meglio, assume le sembianze di una luce gialla che pervade l’atmosfera nei momenti di maggiore tensione, ma che a volte è frutto di un sogno, altre volte di un’allucinazione, oppure è la luce fisica irradiata dal cartello dell’uscita di emergenza: in tutti i casi, comunque, è inserita in un contesto di ansia e di agitazione, di cui Juliet soffre da anni, e per cui prende dei farmaci quotidianamente, ma che peggiora di pari passo con l’inasprirsi del rapporto con la sorella e il susseguirsi delle vicende.
Ma molto più importante dell’ambiguità insita nella rappresentazione dell’elemento soprannaturale è il fatto che Nocturne è solo l’ultimo di una lunga serie di film che dipingono in chiave orrorifica la competizione femminile, come se questa fosse un male che porti ineluttabilmente alla follia, alla malvagità e al degrado morale. Non è un caso che la storia ruoti intorno a due sorelle adolescenti e non due fratelli – discorso estendibile alla stragrande maggioranza dei film horror, si sa poi che donne e demonio sono amici per la pelle – e che entrambe siano due ragazze ugualmente carine ed attraenti ma rappresentate secondo due cliché opposti: l’una disinibita e popolare, l’altra timida e solitaria. E la differente caratterizzazione si risolve, ovviamente, in una demarcazione di carattere sessuale: se la prima è sessualmente promiscua, la seconda è vergine, non ha mai avuto un ragazzo, non è mai stata baciata. Naturale che, secondo la linea narrativa, sia quest’ultima a covare gelosia e rancore nei confronti della sorella, e questo si traduca nella conseguente decisione di volerla annientare. A questo proposito è significativa la scena in cui Juliet fa sesso con Max e, inaspettatamente, assume un ruolo attivo, che viene però rappresentato secondo gli stilemi della possessione demoniaca: Max scappa via, dicendo ‘che non è stata una buona idea’. La perdita della verginità viene così rappresentata come un’altra tappa della sua discesa verso gli inferi.
Juliet viene così raffigurata come prigioniera di due estremi opposti, buona e ingenua prima, mostruosa e diabolica dopo, come se non ci fosse una via di mezzo tra il non farsi valere ed essere una stronza senza cuore che pensa solo ai propri interessi, anzi, come se sfoderare le proprie armi per ottenere qualcosa corrisponda necessariamente al primo passo di un percorso verso gli abissi del male. Così, la povera Juliet diventa vittima del suo desiderio di rivalsa e si trasforma automaticamente in un mostro, che distrugge la carriera della sorella, le ruba il ragazzo, fa espellere un professore, eccetera eccetera…Tutte azioni che di diabolico poi hanno ben poco, e sono o accidentali oppure largamente comprensibili senza ricorrere all’ausilio della magia nera. Ma nonostante questo, nella dinamica del film, Juliet ha intrapreso il cammino del male, e non c’è finale positivo che possa attenderla al traguardo.
Anche se io ci ho sperato: che scatenasse davvero l’Inferno – come dice la sua insegnante a mo’ di in bocca al lupo – che si buttasse alle spalle l’ansia, la paura di sbagliare e di essere destinata ad una vita da perdente, come le parole della sorella facevano presagire. Che il patto con il diavolo, alla fine, fosse un grosso dito medio alzato contro chi non credeva in lei.
Invece no, Nocturne non fa niente di tutto ciò, si mantiene vincolato ad una narrazione stereotipata e convenzionale, trasferendo una storia già vista di competizione femminile dal mondo della danza e della moda a quello della musica classica, che sicuramente si presta bene a creare un contesto suggestivo, ma i cambiamenti si fermano qui. Nocturne è un film girato e recitato bene, che per i più potrebbe essere una visione godibile che non apporta nessuna novità al genere, anzi riesuma dinamiche già viste in film celebri con cui non ha il potenziale per competere, ma per me la mancanza di novità assume un’accezione negativa, perché contribuisce alla legittimazione di stereotipi femminili che l’industria cinematografica ha sempre più o meno consapevolmente alimentato.
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