I crismi dell'eccezionalità ci sono tutti:

I due migliori gruppi della scena indipendente italiana (e scusate se mi metto a ridere all'espressione scena indipendente italiana) che si mettono assieme e si scambiano gli strumenti per uno split accogliendosi a braccia apertissime; la migliore etichetta italiana (La Tempesta); un formato insolito (10 pollici) con annesso cd (perché il mondo non è più quello di una volta) tirato in 666 copie numerate a mano. Già basterebbe questo per spingere i feticisti a mollare un po' di grana se non fosse che il contenuto è pure meglio del contenitore.

Si comincia con NOSTALGIA. 8 minuti e 22 secondi che ampliano il discorso cominciato sul finire di Dell'Impero Delle Tenebre. Di Post-Hardcore, di miti e leggende ne rimangono solo le scie in questa canzone dal sapore strano. Melodica all'inizio, emozionante, caotica con l'arrivo degli Zu (sembra, a tratti, per due minuti buoni, di sentire un Evol fatto a fiati), riff in stile Francone Mussida con Mark Deutrom al basso, ancora riff su riff, fucilate di rullante ed epilogo in crescendo...

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FALLO! 3 minuti e 27 secondi di efferatezza targata Zu con Capovilla alla voce e Favero alla chitarra (voce e basso del Teatro degli Orrori per chi vive sulla Luna) dove tornano in vita gli Scratch Acid in una deriva di bassi spacca pavimenti schiantati su una batteria che fraziona, fraziona e ancora fraziona con tanto di voce declamata indolentemente e di sax che fa a fette i timpani.

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Poco più di 11 minuti di musica violenta e sublime che rovina la festa a troppi sedicenti rockettari tricolore. 11 minuti, forse poco per gridare al miracolo, ma a me bastano per un bel pò nel deserto culurale (e non) in cui viviamo e per dimenticare lo scempio del concerto del Primo Maggio.

Uh, finita. Recensione troppo seriosa, da deridere: FALLO!

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