A volte la gente é strana, ti aspetti una cosa e fanno l' opposto.
A volte (spesso) la vita é strana, quando sembra che le cose si sistemino poi va tutto affanculo.
A volte (spesso) tutto è così, una serata che parte che meglio non si può ma alla fine si contorce su se stessa per poi svanire nel nulla come fanno a volte le nostre esistenze.
Il punto é che son tornati gli ZU ( zero presentazioni) e mi scarellano in faccia il nuovo album "Jhator" che mi lascia tanto dubbioso quanto intontito come non mai.
Due suite di circa 20 minuti l una in cui niente sarà più come prima, in effetti solo certe parti di batteria ( piuttosto scarse) e un (ipnotico) riciclato riff da "a sky burial" ti riportano agli Zu consueti da fabbrica jazzcorebumbum, il resto sono territori ancora inesplorati, sogni ancestrali di chissà quale realtà che non conosceremo mai, favola post-ambient che ti porta sapori orientali, nessun sax pazzo a farla da padrone, nessun basso sovrastante, di fatto poca "musica" nel senso stretto della parola ma molte piccole atmosfere sonore, come emozioni radicate nel momento presente del nostro pensiero.
Un lavoro ambizioso ma difficile per l udito e per le menti (come la mia) non abituate a certi ritmi e sonorità; ma, come un ragazzino che vorrebbe conoscere il mondo ma prima deve ancora imparare a scorrere e conoscere se stesso, mi sento come se ...
Ascoltare senza distrazione per cogliere ogni minima sfumatura dell' essere.
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