La fiaba aliena dei "denti e unghie" si srotola sul selciato lastronato di romane imperiche vie Francigene plasmando le orme di Karel IV con musiche che non omettono bizzarrie regali. Possiamo dire che si applica un galateo non noto, una formula esoterica di compiacenza ad una follia invisibile vicina a noi ma non percepibile con i sensi convenzionali.

Ghigno e artiglio sono palesati con un filtro femminile che invita a stregonerie attraenti ma che creano un patema d'animo contagioso nel calamitare visioni negli angoli buî della casa delle bambole di ognuno di noi.

Il ritmo ammaliante fa smuovere zone normalmente ferme sorprendendo nel constatare una biomeccanica non preventivata. In effetti i movimenti risultano familiari ma distanti come se un'arcaica antichità riuscisse ad accendere déjà-vu lontanissimi che rallentano e accelerano allo stesso momento sensazioni che sappiamo essere state vissute, ma non riuscendo ad inquadrarle nello spazio tempo.

C'è questa sospensione inafferrabile che ci tranquillizza nel rivivere concitati paradisi accendendo in noi curiosità verso se stessi dove un'immersione in una dimensione inaspettata ci fa dubitare di quello che ci ritorna quando ci specchiamo.

Le lullaby sono mature per un dondolìo che ci trasborda verso lidi dove considerazioni e presenze vengono scollegate, dove il flusso contiene anche le tue particelle. Escatologiamoci dunque...

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