Ne ha fatta di strada Adelmo, il contadino emiliano. Ora si fa chiamare Zucchero "Sugar" Fornaciari e con i sui atteggiamenti stravaganti cerca di imitare le grandi star della musica, pur senza rinnegare le umili origini rurali.
Musicista di raro talento ha purtroppo considerato come primari gli obiettivi del successo e del guadagno; e potrebbe a ragione ritenersi soddisfatto visti i milioni di dischi venduti e la buona fama internazionale di cui gode. Senza considerare la serie di amicizie (più o meno costruite) che può vantare in campo musicale. Obbiettivo raggiunto quindi? Io ho qualche dubbio. Analizzando questa raccolta e la sua musica in generale cercherò di spiegare il perchè. Non darò una valutazione all'opera in se visto che è una mera operazione commerciale, ma la prenderò come spunto per il mio discorso.
Negli ultimi anni Zucchero ci ha regalato un solo album di inediti (non eccezionale) e ben tre raccolte. Che sia quindi a corto le idee è evidente e questo "All the best" ne è la riprova: dei cinque inediti ben quattro sono cover, mentre la quinta è qualcosa di davvero orribile, in perfetto stile "Grande Baboomba". Dunque non un grande sforzo. Lasciamo perdere questi brani sbattuti dentro nel tentativo di rendere più vendibile il tutto e facciamo scorrere gli altri titoli. Troviamo i plagi spudorati (Blu, Un Kilo), i soliti pezzi dannatamente trascinanti (X colpa di chi?, Diavolo in me), le dolci ballate (Così celeste, Ahum). Insomma, i classici singoli radiofonici semplici e orecchiabili. Però impantanate in mezzo a tutto ciò si trovano anche tracce di ben altro livello. E fa rabbia vedere quanto talento è andato sprecato, perchè Sugar quando si mette d'impegno sa unire melodie impeccabili a testi decisamente evocativi. Questo accade quando l'autore si arma di umiltà e esplora la natura più intima dei sentimenti. E allora i toni si fanno malinconici e soffusi. La splendida "Dune mosse" è l'esempio più eclatante, ma non l'unico. Abbiamo anche "Diamante" e "Pane e sale", entrambe scritte con l'aiuto del buon Francesco De Gregori.
Ora mi chiedo: perchè scomodare personalità del calibro di Miles Davis, Eric Clapton, B.B. King ecc. quando in casa abbiamo un De Gregori? Non farà scena, ma il risultato è migliore e sa meno di costruito. Meno note sono "Ridammi il Sole" e "La promessa"; belle perchè sincere, belle perchè cariche di autentica passione. E che dire di "Madre dolcissima"? La ricerca dell'amore, inteso nel senso più profondo del termine; la fede in Dio viene meno e per raggiungere la salvezza spirituale non resta che lo scambio di affetti verso altri esseri umani. "Madre dolcissima carezzami la testa..." Poche frasi di forte impatto fanno venire i brividi a ogni ascolto. Infine va citata senza dubbio la maliconica "Hey man".
Insomma, la via dell'imitazione (o peggio del plagio) è decisamente meno faticosa, ma non porterà mai a tali risultati. Eppure Zucchero raramente ha trovato il coraggio di staccarsi dalla banalità del semplice successo commerciale. Ha quindi optato per il compromesso, accostando capolavori a pezzi di dubbia qualità. Tornando al dubbio iniziale: perchè ritengo che Zucchero non abbia raggiunto in pieno i suoi sogni di gloria? A mio pare ha pagato questo stare sempre in bilico: proponendo qualcosa di poco convenzionale non è riuscito a conquistare le grandi masse. Certo, non è uno sconosciuto, ma non è in grado di riempire San Siro come alcuni suoi colleghi. Nello stesso tempo il pubblico di nicchia ha deciso a ragione di abbandonarlo vista la poca coerenza. Peccato. Il contadino ha fatto carriera, ma non è riuscito ad arricchire il nostro panorama musicale come (forse) avrebbe potuto.
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