Che dire... a me Zucchero piace e apprezzo anche i suoi ultimi album tanto, spesso criticati per aver preso una marcata svolta pop che fa rimpiangere i bei tempi di "Blue's" e "Oro, incenso e birra". Vogliate quindi scusarmi se non sarò oggettivo e esalterò aspetti che magari non sarebbero davvero degni di nota.

"Miserere" è l'album meno conosciuto di Zucchero, non sempre apprezzato e l'unico da cui non siano stati estratti singoli di successo (a parte forse l'omonima Miserere). Soltanto ultimamente sembra essere stato rivalutato dal pubblico e dallo stesso Sugar, tant'è che sempre più spesso ai concerti possiamo sentire canzoni tratte da questo disco e nell'ultimo All The Best ne troviamo ben tre.

Zucchero ci racconta del suo periodo di crisi, è un album caratterizzato da una profonda tristezza e un senso di vuoto quasi incolmabile. Ben lontani sembrano i tempi in cui cantava le peccaminose "Diavolo in me" o "Il mare impetuoso al tramonto..."! Dopo una breve introduzione strumentale si comincia subito con "L'urlo", uno sfogo contro tutto e tutti. Significativa la frase "Ma cosa c'è di volgare oltre all'essere scemo?", a mio parere molto bella e tristemente vera.

Partono ora le dolci note di "It's all right (La Promessa)", la perla dell'album. Bellissima e malinconica si distacca dal linguaggio perloppiù duro e diretto delle altre canzoni e si rivolge alla donna che tanto l'ha fatto soffrire in modo decisamente più gentile. Ma i toni pacati durano ben poco, infatti si passa a "Il pelo nell'uovo". Centinaia di autori tra i più celebri ci hanno parlato dell'amore non corrisposto attraverso canzoni, poesie e quant'atro. Qui Zucchero riassume il tutto dicendo semplicemente "L'amore è cieco! E a me mi girano le palle"; come dargli torto?

Le tracce successiva sono "Miss Mary", cantata in inglese e dotata di una melodia moldo gradevole, e "Anna Solatia", brano strumentale in cui in sottofondo si sentono delle agghiaccianti risate (o singhiozzi, difficile distinguerli). La pausa dura poco, si torna a ritmi incalzanti con "Un'orgia di animi perse", seguita da "Pene". Il titolo fa sorgere qualche dubbio e i sospetti sono subito confermati: "Lecca le mie pene, begli occhioni blu". Fa sorridere, ma è la canzone meno riuscita, ripetitiva e troppo lunga.

Arriva poi "Povero Cristo" e qui mi chiedo: perchè rovinare una così bella canzone rendendo incomprensibile il pezzo parlato? La voce è un sussurro e viene sovrastata dalla musica e in questo modo si afferrano solo in parte le parole. Con "Ridammi il Sole" Zucchero torna a rivolgersi alla sua donna con parole dolci e dosperate: "Della solitudine infondo dimmi che ne sai; e di un'anima grande come il mondo dimmi che ne sai".

Completamente differente è invece "I frati": testo delirante e musica molto orecchiabile, una delle meglio riuscite. Sembra un'allegra canzone da osteria, ma in realtà tra le pernacchie e le autocitazioni (da "Senza una donna") si nasconde forse la canzone più disperata di tutto l'album. Tutte le speranze sembrano ormai svanite e ormai tutto quello che resta da dire è: "Non ho più un soldo e non ho neanche lei, ma va bene così anche se va male".

Infine si chiude con "Miserere" su cui non ci sono da spendere troppe parole. Basti dire che è un duetto con Pavarotti, in cui le due voci si intrecciano alla perfezione.

Un album intimo, in grado di suscitare emozioni forti come pochi altri. Sicuramente vale la pena ascoltarlo, per quanto se ne dica. Sonorità particolari e testi per nulla banali.

Carico i commenti...  con calma