“El Loco” è un platter dei tre mitici texani risalente al luglio del 1981 ed oramai caduto quasi del tutto nel dimenticatoio.
Un lavoro decisamente nascosto tra le pieghe della loro oramai corposa discografia. Un album distratto senza apparenti pretese ma che, opinione personale, alla fine si lascia ascoltare più che volentieri.
Paradossalmente EL LOCO può essere considerato come l’album più creativo (nel senso proprio del termine) del trio, grazie alla varietà di approccio e di soluzioni dei singoli brani. Insomma un lavoro irregolare che gioco forza manca quindi di compattezza, apparendo sfilacciato rispetto ai loro “granitici” standard sonici.
Gibbons sall’epoca restò affascinato dall'avvento del punk, della New Wave e dei movimenti synth-pop, e disse in una recente intervista del 2013 di essere stato influenzato dall’ascolto del primo album dei DEVO, (che in quanto a bizzarria e a follia elettronico-dadaista era ai massimi livelli) aggiungendo che in seguito a questa nuova iniezione di “modernismo” si divertirono sempre di più a giocare con i sintetizzatori. Più o meno nello stesso periodo, gli ZZ Top erano diventati fans dei B-52, in particolare erano catturati dal brano "Party Out of Bounds" di Wild Planet del 1980, "La nostra canzone 'Party on the Patio' è stata un'estensione di questa", disse Gibbons.
Ispirato dalla nuova musica che lo circondava, Gibbons era desideroso di aggiornare il suono di ZZ Top. Disse in un' altra intervista del 2012 con il Guardian. "Sapevo che andava comunque bene perché non c'era modo che ZZ Top avrebbero perso il loro blues."
Scendendo nel dettaglio, i brani che rispecchiano in gran parte le sonorità tradizionali southern-rock sono “l’ortodosso” vigoroso opener “Tube Snake Boogie”, la inizialmente fiacca “I Wanna Drive You Home” che prende quota solo verso il finale e “Don’t Tease”, assieme all’altrettanto classica “Party On The Patio “ che chiude il disco in maniera convenzionale ma perlomeno briosa così come si era aperto. Tutti quanti i brani comunque mi danno l’impressione di avere un’aria leggermente più dimessa e meno esplosiva rispetto al passato.
I brani più insoliti sono a mio avviso quelli non dico più riusciti ma perlomeno quelli che restituiscono una certa corposità ed originalità al lavoro: la torbida e sotterranea “Ten Foot Pole” Poi arriva per me perla del disco: “it’s so hard” altra ballad raffinata e malinconica, complice una melodia che resta subito in testa. Infine ci si porta verso la fine del disco con due tra i brani più ironici ed eccentrici della loro produzione: “Pearl Necklace” con un testo sessual-demenzial-surreale veramente raro in loro e la seguente bislacca “Groovy Little Hippie Pad” con base ritmica portante totalmente elettronica che anticipa le sonorità a venire. Altra stranezza è “Heaven, Hell or Huston” un breve blues “malato” di atmosfera quasi darkeggiante con rimandi sonori ai Funkadelic, ed echi di fredda new wave in quella voce lugubre maschile tipicamente yankee che sembra filtrata da una macchina, la quale ammonisce “……Hello darling/Surprised?/ Yes, it's me again….”. Come fossimo in un film di suspence alla Hitchcock. In mezzo a tutti ci sta la dolce ballata “Leila” un brano insolitamente delicato per i loro standard.
In conclusione non il migliore album dei nostri, anzi sui 14 album di studio ufficiali lo metto sicuramente oltre il decimo posto. Resta comunque una prova curiosa e insolita nella loro storia, qui fanno “qualcosa” di diverso e in qualche caso ci azzeccano. Per questo me la sento di arrotondare fino alle tre stelle. Purtroppo manca il loro “groove” tipico e la produzione sonora è meno brillante rispetto ai loro standard. Sentite per esempio la differenza di dettaglio sonoro e raffinatezza con il precedente splendido “Deguello”. Qui l’impressione di “non finito” aleggia in quasi tutti i brani. Il vero punto di forza di “El Loco” alla fine è l’atmosfera informale e disinvolta…quasi rilassata direi.
Molti hanno definito questo LP una prova generale per il successivo multimilionario Eliminator… L’esito non è riuscitissimo ma in quel 1981 il mondo della musica pop -rock della scena americana era in un guado sospeso tra ultimi fuochi hard-blues-country dei settanta ed il sound modernista a base di tastiere polifoniche che si stava prepotentemente facendo largo sulla scena rock. Parecchi gruppi storici si trovarono ad essere nella terra di nessuno non sapendo che direzione scegliere. Nel giro di due anni i nostri texani avrebbero riformulato e rivestito a lucido il loro sound con la svolta synth-boogie dell’eliminatore e la costante presenza sulla nascente MTV. Ma quella è un’altra storia.
Da segnalare che El Loco non è stato interessato dalle discutibili rimasterizzazioni che hanno coinvolto quasi tutti i lavori degli anni settanta, con remixaggio più levigato e pulito e aggiunta di batteria elettronica in sostituzione dell’originale. Questo per renderli più simili al sound sintetizzato di Eliminator e Afterburner. Qui invece è tutto originale, questo lavoro è stato risparmiato, forse perché suonava già abbastanza anni 80 di per sé.
Nota sulla mitica copertina. I tre sono colti in flagranza di reato da un “gringo” di frontiera (che li tiene sotto tiro) con ai loro piedi dei sacchi pieni di strana erba che dall’aspetto non mi sembra insalata. Ci sorridono beffardi all’ombra dei loro sombreri e allargano le braccia come a dirci; ebbene si…ci avete scoperti! vi abbiamo presi per il culo per 37 minuti…è andata cosi, ci dispiace ma non vi arrabbiate!!!
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