Anche il 2012 si è presentato come l'anno del ritorno di numerosi pezzi grossi del rock, e non c'è sicuramente bisogno di fare nomi..... come, devo farlo? Va bè... Van Halen, Kiss, Muse, Green Day, Rush, The Cult, Smashing Pumpkins, Litfiba, e via dicendo. Sì lo so, ho sparato i soliti nomi scontati, mischiando poi quelli buoni con quelli brutti, ed anche quelli che non c'entrano niente, quindi chiedo perdono. Però, sono venuto a conoscenza solo da pochi mesi della futura pubblicazione di una nuova fatica dei nostri vecchi zii texani barbuti, che di sicuro non sono dei qualsiasi sfigati teste di cazzo. Scommetto che qualsiasi amante del buon rock sudato di blues non vedeva l'ora, o non si sarebbe risparmiato di almeno un ascolto, io potrei tranquillamente considerarmi come uno dei primi. Ma basta perderci in chiacchiere e passiamo al disco.

Come dissi già in precedenza, nella recensione dei Cult, "La Futura" si porta dietro l'infame eredità dell'ultimo album di inediti, che naturalmente è "Mescalero", datato ben dodici anni fa. Il problema principale era l'eccessiva durata dell'album, di ben un ora, distribuita in sedici massacranti canzoni con una media di 4 minuti a traccia. Una vera e propria esagerazione, soprattutto per una band come questa. Chi ha avuto modo di ascoltarlo capirà di cosa sto parlando. Della terribile qualità discontinua delle canzoni, una dietro l'altra. Ed anche della discutibile qualità sonora, completamente estranea al loro genere. "La Futura" si presenta anche stavolta, come per Choice Of Weapon dei già sopraccitati, come un vero e proprio netto miglioramento in tutti i sensi: suono migliorato; durata dell'album ridotta e sostenuta, ma soprattutto: ritorno alle origini e agli anni 90. Eh già, gli ZZ Top ci riportano indietro nel tempo tra i grandi fasti southern degli anni 70 e i magici momenti della loro rinascita in stile hard blues, avvenuta tra la prima e la seconda metà degli anni 90, con quelle due chicche gustose e saporite di Antenna e Rhythmeen.

La traccia iniziale "I Gotsta Get Paid" ci da una leggera sintesi di quello che sarà l'album con il prossimo ascolto, sfoggiando un blues rock molto elettrico, forse anche troppo elettrico. Ma il meglio di tutto l'album sono le successive 5 canzoni, che, ascoltate per ordine numerico, valgono di sicuro l'acquisto di questo disco. "Chartreuse" e "Consumption" riescono a far drizzare le orecchie proponendoci un hard blues potente e molto rock'n'rollegiante, e dove la prima già dall'immediato ascolto spruzza da ogni poro molti richiami a quella chicca di "Tush". E segue subito "Over You", il primo pezzo lento dell'album, e in assoluto la canzone che prevale maggiormente in tutta la tracklist, dove a dominare c'è la voce di Billy Gibbons, che col passare dei suoi anni d'età diventa sempre più rauca, sempre più profonda, sempre più blues, sempre più dannatamente rock. L'ascolto però comincia a calare di un pelo, con le successive "Heartache in Blue" e "I Don't Wanna Lose, Lose, You", in cui si passa a quella classica formula quasi ordinaria di blues rock, in chiave moderna, come solo i vecchi zii sanno fare. È bene anche evidenziare un pregevole duetto di chitarra/armonica in "Heartache in Blue". Da parte mia, preferirei concludere qui questa track-by-track mascherata da recensione, in quanto i successivi pezzi, per quanto gradevoli e simili agli ultimi due menzionati, sanno drasticamente di riempitivo (e ci mancherebbe, dopo ben quarant'anni...), vorrei solo accennare "It's Too Easy Mañana", il secondo pezzo lento dell'album con un'altra prova devastante della gola di Billy.

Tirando le somme, questo è quello che io vorrei definire l'album perfetto per chiudere una carriera ultratrentennale, quello che io vorrei tanto aspettarmi da decine di "veterani del campo", che ancora proseguono il loro cammino nello show business, spremendo senza ritegno sia loro stessi che tutto quello che hanno creato e che ci hanno fatto sperare ed anche sognare. Tutto questo in cambio di qualcosa di fin troppo comune: il denaro. Il trio texano, negli anni e nei capolavori, ne hanno accumulato " a sufficienza", e questo sarebbe il regalo perfetto per dire arrivederci a tutti e inchiodare definitivamente la chitarra al muro. Non speravo proprio in un risultato del genere, per dei pensionati in caduta libera dal '99. Che questa sia una lezione per tutte le band giovani d'oggi.

VOTO = 82 / 100

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