"Mentre ogni frase parlava il linguaggio dell'Amore, pensavo che non ne avrebbe mantenuto il significato. Ho perso il confine tra giusto e sbagliato. Voglio solo trovare il luogo a cui appartengo."

(Beth Orton, "Stolen Car"

 

"Central Reservation" è l'album, se si può usare il termine, della consacrazione della Sirena di Norwich.

Dopo Trailer Park, '96, la nostra continuò con le sue abituali collaborazioni in ambito elettronico e attese ben tre anni per dare alla luce questo suo secondo album solista (a dire la verità sarebbe il terzo, ma è un'altra storia). Se con il precedente, aiutata dall'amico particolare Orbit, si era guadagnata la palma di miglior interprete di quel bizzarro intreccio sonoro che andava sotto il nome di "Folktronica", con questo la Orton, pur non abbandonando reminiscenze elettroniche compiva una scelta che sarebbe stata, anche se non nell'immediato, decisiva per la sua carriera.

Infatti "Central Reservation", pur mantenendo pesanti riferimenti elettro, virava, anche se non in modo completo, verso la sponda acustica del Mare Artistico della spilungona inglese e cioè quella Folk.

Non ci è dato sapere se le motivazioni di fondo, della scelta, fossero date da una lungimirante previsione di un tracollo, più di riscontro pubblico che compositivo, della Musica Sintetica British, dal voler affrancarsi dall'immagine, ormai cucitale addosso, di "voce sensuale dei fratellini chimici" o magari solo per semplice scelta di affinità verso un genere in cui la sua voce si sposava (e lo fa ancora) come il classico cacio fa sugli altrettanto classici maccheroni, fatto sta che qui è la Beth "chitarrosa" ad essere protagonista.

Guardando le Note, nel libretto, la tendenza appare chiara già nelle collaborazioni, e se il nome di Terry Callier pare naturale, quello di Ben Harper lo può sembrare meno ma il risultato finale smentisce qualsiasi dubbio.
L'influenza elettronica, comunque, si sente ancora, eccome : nello zampino, non sempre  accreditato, di Orbit e anche nell'ospitata, in un paio di pezzi, di Ben Watt (Everything but the Girl).

Pezzi come la Title Track , "Sweetest Decline", "Stars all seem to Weep" e la meravigliosa "Stolen Car" confermano lo stile malinconico (non depresso, malinconico, ho detto) di un'artista a suo modo unica, dotata di una voce a tratti singolare, spigolosa ma ammaliante,  ma che dona, sempre, quel valore aggiunto a composizioni comunque interessanti anche se lineari e semplici...

... e senza cadere nel peggiore dei peccati, la banalità.

Mo.

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