Premessa personale: considero i 10cc uno dei gruppi meglio piazzati in una ipotetica classifica delle band più sottovalutate degli anni ’70, perlomeno in rapporto a ciò che hanno dato, anche se in realtà un minimo di successo lo hanno avuto. Nati a Manchester nel 1972 hanno da subito inanellato una serie di lavori che possiamo definire Meta-pop/rock o art-pop che li hanno subito imposti alle attenzioni della critica, meno a quelli del pubblico.
Il loro periodo di fulgore va praticamente dal primo album omonimo del 1973 fino (a mio avviso) a “Deceptive Bends” del 1977. Una lunga cavalcata di 5 LP consecutivi nei quali i nostri hanno sapientemente miscelato le bizzarrie freak di Frank Zappa con la genialità melodica dei beatles, passando per una certo ecletticismo d’avanguardia…dando cosi al loro sound un distitntivo tratto surrealista. Altra loro caratteristica (presente in pochi gruppi) è che tutti i loro 4 componenti originari erano autori. Un primo passo verso la discesa fu quindi la diparita di Godley e creme nel 1976 dopo “How Dare You” lasciando soli gli due altri genietti e voci principali del gruppo Eric Stewart e Graham Gouldman. I due scelsero altri compagni di viaggio e riuscirono a dare alle stampe il gia sopracitato e ottimo “Deceptive Bends” e il meno sfavillante ma ancora solido “Bloody Tourists” del 1978. Che la vena stesse un po' scemando però lo si capì chiaramente e definitivamente con il successivo “Look Here?-Are you normal” del 1980, oggetto di questa mia disamnina.
Uscito nel marzo del 1980 Look Here trova i nostri in un momento di empasse creativo e di dubbi stilistici. Il punk ma soprattutto il post-punk e la new wave hanno fatto irruzione oramai da almeno due-tre anni e il panorama si è radicalmente mutato. Le tipiche bizzarie della prima metà dei sixtiees dei nostri ora non attecchiscono più sul mercato. Ma non è solo quello. E’ proprio la scrittura in quanto tale che non c’è mai stata in questo disco. Si ascoltino dei pezzi piatti e infiacchiti come l’ingenuo reggae di “How'm I Ever Gonna Say Goodbye” oltre a “It Doesn't Matter At All” e “Lovers Anonymous”. Oppure il malriuscito tentativo latineggiante di “Don't Send We Back”. La produzione è sempre eccellente con suoni limpidi e cesellati, ma è il resto che non va. Inoltre l'umorismo ironico dei testi, che ha reso la 10CC così piacevoli in passato, è quasi sparito.
Le gemme del disco rimangono a mio avviso la ballad di Stewart “I Took You Home” che, ancorchè sottotono rispetto ai suoi standard aurei ci consegna buoni momenti e non risulta assolutamente disprezzabile. Ho gradito poi particolarmente “Dressed To Kill” che, con il suo ritmo tra il funky urbano e la disco sembra uscita direttamente dalle session di “Bloody Tourists”. Due brani questi, che non avrebbero assolutamente sfigurato su uno dei loro più riusciti album precedenti. Anche “I Hate To Eat Alone” merita un piccola chance”: altra ballata di Stewart ma più concisa e asciutta, nonché un filo meno sdolcinata del solito. Complice una non disprezzabile melodia simil-beatlesiana il brano scorre bene e risulta più che apprezzabile
Ad un gradino più basso si salvano in corner la autoreferenziale opener “One-Two-Five” e la successiva “Welcome To The World” con apertura elettronica e il basso asciutto e sintetizzato al passo con i tempi, Sufficiente anche la cupa ed energica “Strange Lover” mentre “ L.A. Inflatable” è un loro rock standard senza grosse sorprese: sicuramente godibile ma nulla più
“Only Child” chiude invece in maniera pessima il disco, tanto per tenere bassa la media. Vorrebbe essere riuscita e bizzarra come un tempo ma risulta imballata e debole anche a livello di performance vocale e produzione.
Insomma quasi tutto non vuole funzionare in questo disco; “magicamente” anche la copertina del Hipgnosis risulta essere una delle loro meno riuscite. L’unica cosa ancora a livello del passato sono le armonie vocali che risultano ancora forti, ma calate in un contesto compositivo che le neutralizza e rende inefficaci.
Fortunatamente il gruppo riuscirà a risollevarsi con il più convincente “Ten Out Of Ten” del 1981, lp che , pur senza far gridare al grande ritorno o al capolavoro ci riconsegna un gruppo in buona forma. Il successivo ed ultimo disco degli anni 80 “Windows In The Jungle” del 1983, pur tornando a livelli più bassi, è sempre meglio di “Look Here”, tanto per dirvi.
In conclusione: da evitare. Classico album per soli completisti o fans convinti…come il sottoscritto.
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