Con i suoi tremila e più abitanti, Orsago è un comune veneto come tanti. Un piccolo agglomerato urbano come quelli che si ripetono mimetici per tutto il Nord Italia. A Natale viene posto un abete davanti alla chiesa di San Benedetto e tutti coloro che ci passano davanti si scambiano gli auguri, e come molti altri paesi è teso tra la storia del suo passato e il desiderio di essere moderno. Ma "Orsago" è anche l'album di debutto degli A Flower Kollapsed, fatto uscire dopo uno split con gli Afraid! e un altro con gli Esicastic. E qui la Chiesa di San benedetto non c'entra più nulla, o meglio non direttamente, perchè chissà quante volte Riccardo, Matteo, Phill e Andrea ci sono entrati ed usciti, (ma magari non sono gente da parrocchia) o anche solo passati davanti. E questo alla fine fa parte di loro, che hanno scelto di suonare come i Converge in Veneto, anzichè fare le cover dei Metallica nei pub.

Nel 2007 pubblicano il loro primo album, "Orsago" per l'appunto, prodotto dal noto Giulio Favero (Teatro degli Orrori DEVE dirvi qualcosa). L'attacco è dato da "Nigga", che parte con un riff impantanato ma pulito, e si infrange contro la voce schizofrenica: il risultato è un brano di un minuto e ventotto di puro Screamo. Personalmente non credo molto dalle definizioni altisonanti, o arzigolate, come può esserlo "Screamo", perchè non solo di questo si tratta. Quando leggete "screamo", pensate alle strutture sonore dei Converge, e quella pressione dilaniata, alla devianza dei Blood Brothers (purtroppo innarrivabili) oppure al tiro invidiabile dei nostrani Death of Anna Karina. Un taglia e cuci non molto preciso insomma. Di cosa si tratta quindi? La batteria è veloce ma senza perdere fluidità, dimenticatevi i compressori senza espressività del black metal o di certo hardcore, chitarre affilate ma poco effettate, canto sguaiato, lancinante e fastidioso; fughe noise e sensibilità post-hardcore. Meglio ancora la stessa attitudine del '80 hc di rivogersi ai kids. Perchè è di questo che alla fine parlimo, un genere che dall'inizio degli anni novanta che non ha ancora finito di gettare la sua ombra lunga su numerosi gruppi in tutto il mondo, il post-hardcore. Che cos'è lo screamo se non una declinazione isterica e espressionista del post Hardcore? Uno di quei sotto, sotto generi che finisce per essere lo specchio percettivo di un manipolo di persone rinchiuse nel proprio ostracismo musicale. Fortuna vuole però, ed è per questo che vi parlo di loro, che con Gli A Flower Kollapsed non ci fermiamo ad un semplice gioco di citazioni e rimandi; perchè ciò che fanno alla fine possiede una propria natura, e risulta essere uno disco con una forte personalità. C'è spazio alla sperimentazione, senza che risulti però forzata o artificiosa, come in "Marble"; dove i nostri si permettono di fare ciò che gli pare. Abbiamo così un intermezzo stoogesiano (ricordatevi Fun House) dove un basso zoppicante tiene il tempo ad un sax free jazz. Arriva poi l'efficace riff epidermico in apertura a "A Tower Kollapsed", che termina con un susseguirsi di detonazioni, rallentamenti e accelerazioni. A farlo da padrona è il funambolismo della batteria tra ritmi spezzati e furiosi crash.

La chitarra sferragliante di "Turtle Rocks Fucker" ci trascina dietro il cantato, dove sembra di sentire le lancette che scandiscono gli ultimi istanti di una decisione: sudati e spaventosi. "About Beans And Drafts" oltre essere il brano più lungo dell'album è anche quello che presenta un originalità maggiore, con quella coda psichedelica ed oscura, quasi sabbathiana. L'ultimo brano con i suoi quarantotto secondi, chiude il discorso iniziale incominciato con "Nigga". Purtroppo il disco dura poco, ma quello che c'è è di valore e qualità. Un occhio lo merita anche il packing, un colorato astrattismo digitale molto bello e "moderno". Nel suo insieme si sente l'esigenza e la potenzialità di non rimanere confinati ad un genere di nicchia senza aderirne agli sterotipi, il tutto favorito da una perizia tecnica che che consente ai nostri di esprimersi senza difficoltà. Gli a Flower sembrano voler dire, ok questa è la musica che ci piace e come vedete la sappiamo fare, ma vogliamo andare oltre.

Un lavoro potente e personale, cavalcare l'uragano senza esserne risucchiati, proprio come avevano già saputo fare i sopra citati Death of Anna Karina. "Orsago", un lavoro sotto certi versi ancora acerbo, e questo spiega il voto, ma suonato e registrato con professionalità, è la promettente premessa alla conferma "Brown Recluse" secondo album datato 2008.

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