La radio, spesso si dice, è un amico fedele. E come tutti gli amici fedeli, ha il pregio di non lasciarti mai solo.
Ma Radio Pyongyang è qualcosa di più. Non soltanto non ti lascia mai solo (non sia mai...), ma dal 1945 Essa è la Voce di Corea per antonomasia, e mezzo di diffusione ufficiale della KCNA (Korean Central News Agency). Ben oltre la nozione comune di radio, la Voce è trasmissione dell'unica Verità esistente - quella approvata e certificata dai vertici della Repubblica Popolare. Com'è ovvio.
In realtà, però, sappiamo poco (o nulla) sulla Repubblica di Corea in generale, figurarsi di cosa si ascolti - e davvero - al di sopra del 38esimo parallelo.
E quel poco che sappiamo lo dobbiamo soprattutto a gente come Christiaan Virant, ideatore del loop-player Buddha Machine e americano che da quasi vent'anni ha scoperto nella Cina Popolare una seconda patria. Lui a Pyongyang c'è stato davvero, e ha avuto la curiosità (e la pazienza) di darci un'idea più precisa di come suoni e cosa trasmetta la Voce.
Campionando frammenti di messaggi, canzoni e jingle radiofonici (mescolati a sigle televisive, parate militari e concorsi canori di regime), è arrivato ad assemblare una curiosa rassegna di Communist Funk e Agitation Pop - definizione... non priva d'ironia, diciamo così. E diciamo anche che il termine Funk non va preso (troppo) alla lettera...
Il risultato è "solo" un altro capitolo nel catalogo della Sublime Frequencies, etichetta che per il suo lavoro di ricerca meriterebbe una menzione dell'UNESCO. O perlomeno, non ho ancora conosciuto una concorrente che abbia in catalogo un 'Ethic minority Music of Southern Lao' (!).
Al mosaico nord-coreano mancava ancora un tassello, però. Ed ecco che il Virant completa il quadro di mano (e di tasca) propria, aggiungendo alla sua collezione rarissimi album di musica locale. Ebbene sì: anche a Pyongyang esistono negozi di dischi. Di certi dischi, sia chiaro.
Scopro quindi che il palinsesto dell'Unica Radio dell'Unico Partito dell'Unica Corea offre un mix accattivante e variegato di propaganda, didattica e intrattenimento. Fra una canzone e l'altra irrompono immancabili proclami in lode di Kim Il-sung, il Presidente Eterno che è stato è e sempre sarà, si venera la Dinastia e si decantano le rigorose virtù matronali di Ko Young-hee, l'indimenticata Madre dell'attuale Capo di Stato. Zero contenuti religiosi e largo spazio al folklore, fra canti di Lavoro e poderose arie corali, fieramente memori di melodie sovietiche. Un'aura di grandiosità avvolge le Voci delle Compagne dell'Armata Popolare, Orgoglio della Nazione. Ai più piccoli è dedicata la marcetta dei giovani iscritti al Partito, all'insegna di una programmazione sicura e controllata per tutta la famiglia.
Tutto rinsalda un incrollabile spirito d'appartenenza.
Ma fanno capolino anche canzoni Pop, persino nel nostro senso di Pop. In gran parte, sono le colonne sonore dei ricorrenti sceneggiati-TV coreani (amatissimi anche al Sud, ma qui epurati da ogni elemento potenzialmente compromettente). Sono miagolanti e melanconiche canzoni che fanno pensare alla Cina di Deng, ai suoi fasti e ai suoi miti canori. Intrattenere sì, ma educando.
La Voce non ti lascia mai solo, neanche di notte.
Finché non spunta il Sole del Mattino, celebrato dall'Inno Nazionale e destinato a risplendere in eterno sulla Bel Paese costituito per Volontà del Popolo.
Come in eterno risuonerà la Voce.
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