Ci sono band che solo al secondo o al terzo album raggiungono quella maturazione artistica che li distingue dagli altri artisti. Altri gruppi invece, marchiano a fuoco la storia della musica già da subito lasciando un segno indelebile dentro essa. Rientrano pienamente in questa categoria i nostrani Aborym.
Era il 1999. Dopo il demo Worshipping Damned Souls (1993) e dopo diversi cambi di line-up, gli Aborym partoriscono Kali Yuga Bizarre. Dopo le prime sperimentazioni fatte dai norvegesi Mysticum, il gruppo capitolino stravolge tutte le regole del Black Metal “convenzionale” mixandolo alla musica sperimentale o a generi elettronici come l’industrial, la techno, l’ambient e l’ebm creando qualcosa di unico, una fusione perfetta e annichilente che sputa in faccia a tutta la marmaglia “true”, perennemente ancorata alla gloriosa vecchia scuola, e soprattutto stampa un importante sigillo nel metal estremo italiano e non.
Mastermind della creatura Aborym è Fabban, che suona basso e synth, alle chitarre Sethlans e Nysrok, due ottimi chitarristi, alle vocals Yorga S.M. , e ovviamente la drum machine, sparatissima. In questo disco sono presenti anche alcuni guest di cui parlerò più avanti. La copertina è bellissima! Mostra il colosseo completamente distrutto e la statua di Ottaviano rovesciata, il tutto in un alone asfittico, un blu opaco su cui risaltano il logo della band e il titolo dell’album. Uno scenario apocalittico, post-nucleare che fa riflettere, fa viaggiare con la mente come se tutto ciò fosse un imminente futuro. Il booklet è davvero particolare: affianco alle rappresentazioni dei componenti della band troviamo iscrizioni e trascrizioni e quasi un collage di immagini ora contrastanti fra esse, ora coese in quello che è l’universo magico, industriale, elitistico e convulso del demone Aborym.
Parte la prima traccia “Wermacht Kali Ma”, una rasoiata di Black-Thrash Metal furiosissimo contornato da synth gelidi e spettrali, le vocals di Yorga non sono molto particolari, ma sono perfette in questo album. La seconda traccia “Horrenda Peccata Christi” va ancora più forte. Parte cadenzata, poi diventa ferocissima ma anche melodica. Sensazionale l’intramezzo elettronico, un vero e proprio trip a cui segue la furia chitarristica di Nysrok e Sethlans che spezza il climax che si era precedentemente creato con l’elettronica e ci riporta dritti giù all’inferno. Da notare in queste due tracce le azzeccate citazioni del Preludio di Emilio Praga cantate (o recitate) notevolmente da Yorga. Eccoci alla terza traccia “Hellraiser”, cover degli inglesi Coil, in questa traccia si ha come guest il grande Attila Csihar (De Mysteriis Dom Sathanas vi dice qualcosa?). La sua prestazione è indescrivibile! La sua voce catacombale è raggelante in questa canzone di pura Electro-Dark Ambient, in cui i synth funerei e le tastiere la fanno da padrone ed estraniano l’ascoltatore quasi portandolo in un cimitero abbandonato, nel buio della notte. Eccezionale.
Segue la traccia a mio parere migliore di quest’album, la sensazionale “Roma Divina Urbs”, poema Epic-Black Metal di nove minuti dove si celebrano i fasti della città eterna e dell’impero che fu. Molto bello l’intro e ma soprattutto i riff accompagnati dalle trombe, che si rincorrono durante la canzone. Le strofe viaggiano veloci ma cadenzate ed il bellissimo ritornello corale è davvero evocativo. Finale stupendo con una lunga citazione del Satyricon di Petronio, : “Il mondo intero sta per cadere a pezzi… tra le ombre dello Stige..”.
Segue Darka Mysteria, anche questa con Attila Csihar alla voce. Immensa la sua prestazione. Una canzone violenta ma melodica, puro Death-Black i cui riff appoggiati sul solido tappeto drum machine/synth creano davvero un bel componimento. Eccoci a “Tantra Bizarre”, stupendo inusuale episodio di Acid-Techno farcito di loops elettrici e voci robotizzate. Una vera e propria botta al cervello. “Come Thou Long Expected Jesus” cantato da Volgar dei Deviate Ladies è un apocalittico manifesto propagandistico che all’occhio dei più superficiali fa etichettare la parola nazisti agli Aborym. Gruppo che si è sempre dimostrato apolitico e disinteressato dai fanatismi politici e religiosi di questo mondo. Accuse perciò totalmente infondate.
Penultima traccia, “Metal Striken Terror Action” è il rifacimento di “The Black Deicide” (apparsa sul demo Worshipping Damned Soul). Puro Black-Thrash infernale con un finale davvero particolare. Molto belle le trame chitarristiche che non stanno semplicemente sopra i synth ma sono coese e inscindibili. Kali Yuga Bizarre si conclude con “The First Four Trumpets” cantata ancora da Attila Csihar. Una canzone davvero particolare, un esperimento quasi, che chiude alla perfezione l’esordio-bomba del gruppo di Fabban e soci. Un disco per me epocale, disumano, folle, malato, apocalittico, ma soprattutto eterno, tra i migliori non solo in Italia e in Europa ma in tutto il mondo. Il primo disco di un gruppo che ha saputo osare e sperimentare e mettersi in gioco a testa alta contro tutto e tutti.
"Noi siamo i figli dei Padri Ammalati, Aquile al tempo di mutar le piume, Svolazziamo muti attoniti e affamati sull'agonia di un nume…
Non irrider fratello se del passato piango… canto le ebbrezze ..dei bagni d'azzurro e l'ideale che annega nel fango.."
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