"Noi siamo i figli dei Padri Ammalati, aquile al tempo di mutar le piume. Svolazziam muti, attoniti e affamati sull'agonia di un nume. Non irrider fratello se del passato piango, canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro e l'ideale che annega nel fango."

Inizia così l'album d'esordio degli italianissimi Aborym, ancora lontani dall'odierno industrial metal degli ultimi album. Lontanissimo dallo spaventoso "Generator" e ancorato ancora su un Black Metal classico con qualche sprazzo di synth ed elettronica, "Kali Yuga Bizarre" risulta essere comunque sopra la media e seppur ancora acerbo (soprattutto nelle tastiere, che sembrano essere della Bontempi) ha degli spunti molto interessanti.

L'album è una sorta di magnificazione degli antichi fasti dell'impero romano, come dimostra la maestosa "Roma Divina Urbs" sicuramente la miglior traccia del platter. Le lyrics sono ancora acerbe e volte cadono nel ridicolo come nella traccia "Come Thou Long Expected Jesus" dove il malcapitato Asmod, dimostra tutta la sua ignoranza e incapacità nello scrivere idee coerenti. Da segnalare la presenza di Attila Csihar, qui ospite nelle traccie "Darka Mysteria", "The First Four Trumpets" e "Hellraiser", sempre maligno nelle sue performance. Dal punto di vista tecnico l'album è comunque variegato, partendo da un Black Metal classico ("Weirmacht Kali Ma", "Horrenda Peccata Christi", "Darka Mysteria") a una sorta di ambient-EBM ("Hellraiser", l'ipnotica "Tantra bizarre") passando per momenti di sperimentazione ("The First Four Trumpet"). Le voci sono affidate e Yorga, abile a sfoderare un buon growl e coraggioso a sperimentare voci pulite.

Una nota a mio parere negativa è che nel booklet non vi sono i testi e tra i ringraziamenti finali vengono citati come fonte di ispirazione gerarchi nazisti. A parte questi punti a sfavore, che comunque non incidono sulla valutazione generale del disco, "Kali Yuga Bizarre" rimane un'ottimo punto di partenza per questa infernale e aliena band romana, destinata ad aprire una volta per tutte le porte dell'inferno ultraterreno.

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