Gli Aborym sono tornati.
Quattro anni sono passati da quel capolavoro, quel macigno pregno di negatività che risponde al nome di "Generator". Un album distruttivo e annichilente che introduceva grosse novità all'interno della musica degli Aborym, rendendo il suono più organico ma sempre più estremo, dove il robotico si fondeva alla perfezione con l'umano.
Personalmente credevo fosse difficile emulare un disco del genere, con delle atmosfere e dei caratteri così particolari e musicalmente "avanti"... Ebbene con "Psychogrotesque" gli Aborym si sono superati. Definitivamente. Hanno fatto un balzo così in avanti che ora, chi li vede più? "Psychogrotesque" è il disco più distruttivo e annichilente che il combo romano abbia mai partorito, e se pensavate che con "With No Human Intervention" o con il fuoco magico di "Fire Walk With Us" gli Aborym fossero andati oltre, beh.. questo disco vi farà realmente paura.
È estremo, oscuro, malato e deviato. E nei suoi arrangiamenti, nel suo sperimentare e nel suo raccontare un concept totalmente psicotico ma realistico, stupisce, lascia senza parole. La voce malata di quel genio di Fabban, accompagnato da Hell:IO:Kabbalus (mente già di quel masterpiece di "Kalki Avatara", e già nei Malfeitor) alla chitarra e dalla piovra Bard Faust alla batteria, decanta tramite la metafora dell'ospedale psichiatrico, la situazione dell'uomo moderno, lobotomizzato dal sistema e ridotto ad essere un sub-umano; ronzii di mosche ci accompagnano in questo lungo viaggio: una sola traccia divisa in dieci capitoli dei quali ognuno ci regala emozioni diverse. C'è la paura, lo sconforto, il disagio, ed una sporca sensazione di claustrofobia e terrore, come se fossimo noi il tormentato protagonista del disco. Tra riff violenti, tappeti di synth ("II") e sfuriate in Blast-beat ("III", "VI", "VII"), tra evocative declamazioni horrorifiche ("IV"), assoli di Sax ("V") e tra momenti di schizofrenia techno-ebm ("VIII"), "Psychogrotesque" ci lascia svuotati dentro. Terrorizzati. Cosa che centinaia di gruppi Black Metal o Death Metal oggigiorno vorrebbero fare ma non se lo possono permettere; la voce di Fabban è la voce di un mostro, agghiacciante e perfida, sia nei momenti più brutali che in quelli più slow e ragionati, dove in maniera diretta ci sputa addosso negatività e sofferenza, o nei momenti più elettronici dove sfodera una timbro duro e cupo. La produzione è perfetta, cristallina, coadiuvata anche da Marc Urselli (Memory Lab, e oltretutto tecnico del suono di John Zorn ed Eric Clapton) e fantastiche sono anche le collaborazioni con altri artisti; per citarne alcuni: Giulio Moschini, Richard K Szabo di TWZ, Pete dei Blood Tsunami, il grande Davide Tiso from Ephel Duath e la ferocissima Karin Crisis, ancora una volta una belva nelle sue sfuriate canore. Per non parlare dell'art-work, dall'agghiacciante copertina, al suo interno molto curato e ricco di numerosi particolari. Chi se lo scarica si perde parecchio, lo sfondo esatto per questo disco.
"Psychogrotesque" è L'Album Extreme-Metal, l'avanguardia musicale e, secondo chi scrive, il disco dell'anno.
L'ennesimo capolavoro, di una band che non ha mai avuto paura di osare ed andare aldilà di tutti quegli pseudo-limiti che spesso chi è troppo stupido o troppo chiuso mentalmente si impone. Orgoglio Estremo Nazionale.
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