Il problema di questo cd è che trasuda letteralmente sangue, non sangue umano, sangue di macchina, sangue industriale (per cui munitevi di asciugamano).
È questo un cd fatto da quattro umani? Non sembrerebbe.
Dietro al microfono troviamo Attila Csihar, il cantante di origine ungherese altrimenti noto per avere "emesso urla belluine" sul cd piú famoso e piú cult di tutta la storia del black metal: De Misteriis Dom Sathanas dei Mayhem. Se il il suo delirio dovuto a mal di pancia o altro era decisamente fuori luogo e, senza mezzi termini, inascoltabile, qua il suo screaming raggiunge vette davvero elevate (avrà scoperto le doti dei digestivi...), dando all'album di questi italiani un tocco davvero "industriale".
Si parte a velocità elevatissime con la title track in cui si notano riff di chitarra taglienti, e la drum machine, programmata dal bassista Malfeitor Fabban, vera mente industriale del gruppo, sparata a mille in puro stile black metal. Piccola nota sui campionamenti, sempre ad opera di Fabban, industrialmente suggestivi e di una cupezza unica.
Le tracce scorrono veloci alternando momenti di black industriale tiratissimo a tracce puramente strumentali come Faustian Spirit of the Earth, arrivando alle due migliori tracce dell'album. La settima Digital Coat Masque con il suo intermezzo di clavicembalo (stupendo il contrasto tra la dolcezza dello strumento e i samples industriali in sottofondo) e la ottava The Triumph, forse la piú "commerciale" (da brividi lo stacco centrale con l'assolo).
Un cd in cui si mischia il thrash/black anni 80 con una buona dose di melodia o sinfonia (vedi Black Hole Spell, quasi sembrano i Dimmu Borgir) momenti di trance ipnotica, e l'industrial piú cupo.
Da segnalare la presenza di Nattefrost dei Carpathian Forest come guest singer. Da provare.
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