psychopompe1

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Il bipede qui ritratto in foto, nasce (non già in queste precarie condizioni psico-fisiche) nel maggio del 1976 nella ridente Ancona. L’infanzia scorre tranquilla (come non potrebbe esserlo nelle Marche?) cullato da mamma tv e da tanti cartoni animati.

Il primo incontro con la musica inizia a 12 anni con un genere che al momento è il più distante dai suoi gusti: il rap/hip hop, e precisamente con i primi Run DMC, ma soprattutto con i divertentissimi De La Soul di “3 Feet High and Risin’”. A 14 anni arriva la prima passione: i Queen (eh sì proprio loro) di cui tuttora adora solo il loro secondo album.
L’incontro con il ragazzo ex-freak della sorella gli apre le porte del passato musicale in cui tende a rifugiarsi tuttora tramite ricerche discografiche al limite dell’archeologico. Il primo disco registrato fu “The Piper at the Gates of Dawn” e il nostro ne sperimentò immediatamente gli effetti “espansivi” fumandosi il suo primo spinacio... da lì in poi le cose andarono da sole.
Un altro caro amico lo introdusse alla scena Grunge allora appena sbocciata, e allora vai di camicie di flanella, capelli lunghi di ordinanza e un alcolismo notevole a base di Montenegro & Borghetti (se non sapete cosa sia chiedete a qualunque marchigiano).

Tale stato di alcolismo e di ascolti musicali pseudo-monotematici (Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains, Smashing Pumpkins, Metallica e roba vecchia) si interrompe con l’inizio dell’avventura universitaria in quel di Venezia, dove, a forza di insulti alle feste, è costretto ad entrare in contatto con altri generi musicali. Riesce addirittura a sentire Punk (Clash soprattutto), elettronica (poca roba Massive Attack, K&D) e anche l’odiato reggae (Linton Kwesi the best). La passione che però rimane più influente è quella del verbo psichedelico, declinato in tutte le possibili varianti che mente drogata riesca a sopportare. Quindi arrivano le folgorazioni per i Kyuss, i superbi Motorpsycho e i Tool.

Con la lettura di “Alta Fedeltà” di Nick Hornby, si invasa di top fivite acuta, da cui sta cercando tuttora di guarire, ma con scarsi risultati, visto il ciclico e ostinato riordino della sua collezione di dischi secondo criteri classificatori sempre più deliranti.
In ordine di tempo, l’ultima passione musicale è rappresentata dalla scoperta del sound garage (anni’60 e attuale), ma guarda con sempre più scetticismo ai nuovi venuti della cosiddetta ondata rock attuale.

A marzo dello scorso anno (2003), dopo due anni di tesi, e all’età di 27 anni, si laurea dottore in Lingue e Letterature Orientali, ruba soldi per tre mesi lavorando alla Biennale e ora sta cercando di darsi alla macchia in quel di Tokyo per sfuggire a creditori, preti assassini, donne in latex, e utenti di de-baser.

Saluta con gioia!
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