A chi nulla sa di Stuart Leslie Goddard, classe '54, in arte Adam Ant, basta semplicemente andare sul suo sito per apprendere a riguardo di questo giovane della working class londinese, delle sue adolescenziali suggestioni per le arti figurative erotico-sadiche, della sua vita parallela al matrimonio, delle sue esibizioni da autentico "flesh artist", delle sue tendenze che piano piano distruggono lui ed il suo matrimonio... Dell'anoressia, dell'overdose, di questa carica da far esplodere, del divorzio, della nuova vita, incoraggiata da un terreno ricco di humus quale era la London town nel periodo punk
E chi legge la sua bio sa di come Malcolm McLaren, della cui scuderia faceva parte Adam, gli soffiò via la sua band, gli Ants, aggregandoli a sé e creando i Bow Wow Wow, col pretesto che lui, il santone del punk, non vedeva in Adamo possibilità di sfondare nella musica e che Adamo fosse anche troppo vecchio per divenire un sex symbol tra le ragazzine con la spilla da balia al naso.
Abbandonato dai suoi amici e dal suo padrino, picchiato a sangue nel sonno da Syd Vicious (Adam propose alla famigerata fidanzata del Vizioso di insegnare al suo boyfriend a suonare DIGNITOSAMENTE il basso, e così il pistolero del sesso dovette vendicarsi in pieno stile punk, ovvero alla maniera più vigliacca e spregevole possibile), con il solo alter ego-eminenza grigia-amico per la pelle-fratello maggiore-guitar player, l'italiano (o angloitaliano?) Marco Pirroni, nel 1979 tira fuori quest'album di debutto, che è la summa, la quintessenza del modello musicale, compositivo, d'approccio al pentagramma ed agli strumenti, di stesura di liriche, di anni di lavoro, di un artista fino ad allora pressoché fuori da ogni standard, del poprock come dello stesso punk.
Il disco inizia subito al massimo con "Cartrouble", da cui si denota subito l'inclinazione powerglam di questo artista che, negli anni a seguire, indosserà maschere ottocentesche e bende per pirati guerci, cappelli alla robin hood e piumaggi vari da sciamano pellerossa...
"Digital Tenderness" è nervosissima con quella chitarra le cui corde sembrano troppo tirate. Di spessore le parti vocali: Adam gioca sicuro con la sua voce, ma sembra un po' innamorato di se stesso. Ed a scomporre come un cubo magico la forma della sua canzone ci gode proprio: basti ascoltare quei "bom bom bom" a metà brano... In evidenza i testi in "Nine Planed Failed", storia della trasformazione di un uomo in una macchina da guerra, tra ritmiche marziali e schitarrate un po' psichedeliche... Special tra coretti in falsetto di Adamo l'Adone che al posto di parlare di belle gnocche narra di questo guerriero senza guerra, questo Rambo ante litteram, che a San Pietro, al posto di baciarla, stacca dalla mano del Santo Padre quattro dita.
Una ballata molto semplice ed un po' (volutamente, credo) sonnolenta, "Tabletalk". Chitarra echeggiante e un po' slabbrata, mentre il cantato di Ant è un po' troppo giocoso (e per niente punk, anzi molto glam, ed un po' Prince). Ancora un ritornello sui generis, un suggestivo ripetersi e rincorrersi di "LoveLoveLove" echeggianti all'infinito. Ancora una volta sottolineo l'originalità non tanto delle musiche quanto dei testi di Adamo lo strambo: il tabletalk altro non sarebbe che la comunicazione con l'aldilà mediante il piattino da tè rovesciato, che si muove sul table, appunto. Ancora glam, con "Cleopatra", su una ritmica very seventies. Sembra un pezzo, che ne so, di Gary Glitter. Nient'altro che riempitivo, alla fin fine.
"Never trust a man (with egg on his face)" è un gioiellino. Una ritmica coinvolgente che va in crescendo per volume ed intensità, un testo sugli alieni o sulla fine del mondo, o su entrambe le cose più altre ancora, un finale in pathos al quale si contrappongono i "la-la" spensierati del singer. "Animals-men" è tutta dedicata ai nostri (bistrattati?) artisti del Futurismo. Peccato che Adam, che ha registrato e composto parte di questo disco anche a Milano (come si legge dai credits) sbagli a pronunciare Palazzeschi e il numero uno diventa (Yoko) ONO. Ricopia la struttura "dinamica", in movimento dello stile compositivo futurista, per tirare fuori una specie di punk jazzato, con pianoforte che zampilla a tratti e bass guitar che suona come un contrabbasso.
"Family Of Noise" è pura rifforama, che poi finisce per produrre un ritornello (brit)pop. Infila anche dei "She loves you yeah yeah yeah". Riempitiva ed un po' paracula, questa teoria secondo cui il rumore arriverà e distruggerà tutta la società salvando l'umanità da se stessa (cantando i Beatles). "The Idea", un po' beat ed un bel po' psichedelica... Poi un breve inseguimento tra due chitarre... Ritorna psycha, poi si ferma... Riparte, riaccelera, ridecelera... Un pezzo allucinato che Ant condisce con tutta la sua voce. Special con porci che grugniscono; poi, al posto della strofa, un sermone, una preghiera. "The Idea" è che qualcosa in cui credere ci deve essere, ma da lì ad essere religiosi ce ne vuole! Magari può venire più facile se i dj in discoteca al posto della dance ci mettono delle preghiere e delle canzoni sacre (!!!!!!).
"Zerox" è purissimo esempio di glam ipervitaminizzato. E sembra infatti che Marc Bolan fosse nato artisticamente non nei sessanta dei "pace fratello" ma nei settanta dei "nessun futuro fratello". Una chitarra ruggente per un finale quasi hard rock tradizionale ("quasi"). Questa "Whip In My Valise" è forse il primo esempio di sado-maso-rock. Splendido il pieno-vuoto-pieno di chitarra mentre Adam canta "your sadistic suits my masochistic". Da cantare in coro, magari con gli accendini accesi e le braccia lievemente ondulanti, il ritornello di riconciliazione col mondo che fa "Who taught you to torture? Who taught ya?"... Accelerazione superpunk nel mezzo del brano... Rumore, chitarre distortissime... Il pezzo ricomincia con musicisti, cantante (ed ascoltatore) esausti e si spegne definitivamente dopo l'ultimo coro-"domandina".
Una specie di glampunk, un puzzle che prima raffigurava una bella ragazza e che Adam Ant rimonta a piacer suo, trasformando la ragazza in un quadro cubista. Gli episodi maggiori sono senza dubbio i due singoli ovvero "Cartrouble" e "Zerox", in primis perché molto orecchiabili e di facile presa, ma soprattutto perché sono degnissimi esempi di "glam sfrenato" (Ant diventerà famosissimo nel mondo soprattutto con un pezzo simile nella struttura, la famosissima "Stand And Deliver"). Menzione a parte per "Tabletalk" e "Whip In My Valise", per come suonate e per l'originalità dei testi (abbinata ad una maggiore ‘efficacia' da un punto di vista artistico rispetto ai testi degli altri brani)... Ritengo valga senz'altro la pena di ascoltare i restanti altri pezzi, per soffermarsi su come sono creati, su come gli si sia dato vita, per rimarcare l'originalità di un artista che genio magari non è ma che, da questa "accozzaglia" di glam, punk e semplice beat-brit pop, ha creato uno stile originalissimo e tutto suo, che egli stesso - perfettamente cosciente della cosa - ha provveduto a battezzare col nome di "Antmusic". A scongiurare tentativi di plagio.
Disco quindi molto carino ed originalissimo. Consigliato a chi necessita di disintossicarsi temporaneamente dai soliti tre o quattro generi, ma che non per questo è disposto a rinunciare a fragore di una chitarra elettrica.
Vi invito, se ne volete sapere qualcosa in più su questo strano personaggio senza cambiare sito, a leggere la rece di Francescobus del disco "Prince Charming" e soprattutto i relativi commenti dell'ottimo RingoStarfish.
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