Quest'album è il resoconto e la raccolta di quattro sessions che Adam Ant, con e senza la sua band gli Ants, tenne per la BBC. Tre di queste - le prime due nel '78 e la terza nel '79 - furono eseguite alla corte del celeberrimo John Peel, mentre la restante è datata 1995, anno di pubblicazione di "Wonderful", ultimo suo lavoro d'inediti, e si tratta della proposta, in versione acustiche e voce, di due singoli freschi ed una hit del passato.
Gli Ants furono una band di punk negli anni '70; fu praticamente il solo Marco Pirroni alle chitarre per un breve periodo (dopo l'uscita del primo disco, a cavallo tra '70 e '80); furono quindi una brigata di parrucconi, oggi pirati e domani spadaccini... Nel biennio '78-'79, come per tutti i seventies, gli Ants erano una punk band purissima e scatenata al servizio di un assoluto animale da palco, un combo che assieme al suo leader girerà l'Europa infiammando la sua gioventù, e che non pubblicherà mai nulla fino alla fine della decade... La line up, quindi, lascerà Adam solo soletto abboccando alle promesse di gloria del padre-padrone del punk, mr. McLaren, raggiungendolo per dar vita ai Bow Wow Wow.
Questa raccolta punta proprio a dar maggiore luce a quel periodo "oscuro", di esibizioni senza dischi, in cui Adam e (in)fedeli compagni s'esibivano sullo stesso palco di Sex Pistols e compagnia briscola, ed in cui soprattutto si restava in fiduciosa attesa proprio di quel genere di esposizione mediatica e successo (e che invece per volontà di McLaren mai arrivava).
L'Adam Ant che viene fuori dalle canzoni di quel periodo è il punkster più scanzonato della sua generazione, è più simpatico, meno politico e più (molto più) erotico. D'altronde il ragazzo è parecchio belloccio, per niente sguaiato, un bel pò androgino, perdipiù molto interessato all'immaginario (c'è da sospettare non solo all'immaginario) sadomaso.
"Hard", ma non di certo scurrile, Adam si dedica a tematiche che lo proiettano in un contesto che di anarchia politica e di politica anarchica ha davvero ben poco: l'anarchia di Adam Ant è dentro di sé, è nel suo basso ventre, è nella mente deviata, è in quel bravo e bel working classer senza manifeste pretese che a 18 anni si sposa una "biondina la fine del mondo" ma che, lentamente, nascostamente, comincia a deviare verso un mondo traviato, che idolatra la perversione, e che lo porta al rifiuto della realtà casa-moglie-working class, e quindi all'anoressia, al tentato suicidio, fino a giungere alla metamorfosi finale, all'esplosione di quel bozzolo, da cui fuoriuscì... non una farfalla, ma una formica!
Nei primi anni della sua carriera, in merito a scelte musicali, s'affiderà al gusto del tempo, perfetto scatolone in cui contenere ogni forma di ribellione giovanile, limitandosi ad aggiungervi qualche originale trovata. Nasce così il bellissimo tango-punk di "Deutscher Girls", e si sviluppano alla stessa maniera simpaticissime (e più pure) punk songs quali "Puerto-Rican" e "It Doesn't Matter", mentre Adamo lascia che la celebre punk-icon Jordan - sua amica/manager/rappresentante sindacale al cospetto del Comandante McLaren - violenti la sfrenata "Lou".
Essendo la tracklist disposta secondo l'ordine cronologico delle sessions, è facilissimo notare le mutazioni del suo stile compositivo: di registrazione in registrazione, si passa dal punk puro al "futuro garage glam" di "You're So Physical" e "Cleopatra", nonché al "futuro power glam" di "Zerox". Dico "futuro" perché, da come vennero eseguite, sembrerebbe che Adam e compagni, pur senz'altro riconoscendone la diversità strutturale rispetto al pure-punk, non avessero ancora capito quale direzione far prendere alla loro musica, di quanto accelerare "Zerox", di quanto esasperare "You're So Physical"...
Nella terza tranche, l'anno seguente, un ulteriore gradino è stato salito: i brani suonano molto simili al miscuglio-accozzaglia di pop-beat-punk-glam destrutturati e rimontati a casaccio, presente nel geniale esordio di "Dirk Wears White Sox". Dunque cambia il modo di suonare, ma anche di comporre. Quello per Ant sarà il primo approdo, nonché l'anticamera della sua Antmusic. Da lì in poi si sa (e s'è anche scritto) delle direzioni (o derive) che intraprese (o cui giunse), dei successi e dei fallimenti che arrivarono. Ma a suscitare maggior curiosità sono senz'altro i periodi punk e post-punk, gli anni in cui Londra bruciava, gli anni di cui, riguardo alle sue performances, qui da noi, non s'ha quasi più memoria.
Gli anni in cui Ant scriveva tonnellate di brani, alcuni dei quali videro la luce grazie a raccolte come questa o cofanetti regali tripli et similia. E chissà invece quanta roba è ancora inedita, sepolta da decenni.
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