Oggi dovevo recensire "Copper Blue" degli Sugar, ma mi è appena arrivato questo qui dagli Usa. E' datato 1989, è prodotto in California, (a quel tempo) nuova nazione di residenza (più precisamente lui stava a Beverly Hills, come tutti gli attori, e questa nuova esperienza, a dire il vero, all'inizio sembrava promettere davvero bene). Solo quattro dei dieci pezzi sono stati scritti assieme all'amico Marco Pirroni, gli altri o da solo o con un certo André Cymone, oltreché un pezzo con tale Kevin Rowland. Adam non suona neppure più il basso; Pirroni è alla chitarra e Cymone fa tutto il resto.

Il sound è molto cambiato rispetto al precedente "Vive Le Rock" ma rispetto anche a tutta la discografia passata. Più precisamente è aumentato il dosaggio di tastiere, anche superiore al disco new romantic "Strip", mentre le celebri doppie batterie sono state rimpiazzate da un drumming molto funky americano, in stile "Word Up" dei Cameo, per intenderci. E proprio alla celebre "Word Up" somiglia l'iniziale singolo hyuppie "Room At The Top", un pezzo simpatichicchio che non decolla mai. Pensavate che il riff iniziale di "Supermassive Black Hole" dei Muse venisse fuori da qualcosa del Principe di Minneapolis, non è così? Ed  invece è stato clonato da questo pezzo di Ant. Ascoltare il sample per credere. Nella seguente "Rough Stuff", così come in tutti i pezzi funky rimanenti, suonano i DurAdam DurAnt, in particolare qui con quei "shackshoowowboomlaggalaggaboomlaggaboomshaboom" nei ritornelli. Caruccia, invece, con una batteria che somiglia quasi ad una batteria, la title-track. Purtroppo, al posto dei fiati del disco "Friend Or Foe", il suo migliore disco solista fino ad allora, qui ci mette delle tastiere very californian, anzi very Beverly Hills: trattasi infatti del sound di quel celebre pezzo strumentale della colonna sonora di "Beverly Hills Cop", probabilmente unico sound tastieristico autorizzato a quei tempi a circolare in California. Il funky duraniano continua nell'orrida "U.S.S.A.", in cui Adam esorta le due superpotenze ad unificarsi. Non parlava di politica nel settantasette antimonarchico... chi ce lo porta, sto ragazzone, a far politica nel 1989?

Il funky più orrido in assoluto è "Bright Light Black Leather"; ben più azzeccata, invece, la simpaticissima "Piccadilly", in cui ad un certo punto Adam suggerisce ai genitori londinesi di tener incatenate a casa le loro splendide profumate ed appetitose figliolette diciottenni, perché potrebbero rischiare di "far la brutta fine che vanno insistentemente cercando di fare". Nella finale "Anger Inc." (Adam non ha esattamente brillato per le conclusioni dei suoi dischi) cita Kerouac (che nessuno me lo tocchi!) e nientemeno che Albert Camus (ma perché proprio e per forza i miei scrittori preferiti, cazzo? "Lo Straniero" è la cosa più devastante che io abbia mai letto in vita mia, assieme ad un libro di Marco Travaglio su Berlusconi : D).

I restanti episodi, quelli non funky, si salvano pressoché tutti. "If You Keep On" è il perfetto esempio di quanto Ant potesse funzionare bene anche solo al cantare canzonette orecchiabili e senza pressoché alcuna pretesa, piuttosto che fare il mitico, il gradasso, l'uomo che ti deve sempre ricordare che c'ha le manners ed il physique. "Can't Set Rules About Love" è una rock ballad che ha un cantato, nelle strofe, che tanto assomiglia ad un celebre pezzo della Formula 3: c'è bisogno che vi dica quale? "Young, Dumb & Full Of It" è l'episodio più vicino al rock n'roll di "Vive Le Rock", ma ci sono buone venature di wave. In generale nulla di eclatante e nulla da ricordare nella discografia "adamitica", ma tutto positivo.

Tre pezzi "tradizionali" più soli due funkypop riusciti non salvano, però, questo lavoro dallo sprofondo. Un disco cannato dalla testa ai piedi, perché parte ancora una volta (e peggio ancora che nelle volte precedenti) dal personaggio, da ciò (sempre meno musicale e sempre più cinematografico/gossipparo) che gli gira attorno, e che non trae origine quindi dall'ispirazione, dalla musica, comprimaria nel suo stesso CD! Una colonna sonora di un film che non esiste! O che esiste(-va) solamente nella testa di Adam Ant.

"Manners & Physique" divenne, per i cultori e per i critici di Adam, una sorta di "certificato di morte artistica". Quando, nel 1995, ritornerà con lo (non solo a mio parere) splendido "Wonderful" - che ho già recensito -,  sarà ormai troppo tardi. 

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