La storia di questo film credo sia nota ai più. E' una trama piuttosto semplice, una storia che ha una sua progressione lineare e che narra delle vicende di una normalissima e tranquillissima famigliola americana che viene tormentata da una donna con la quale il pater familias si era dilettato in avventure adulterine. Insomma una storia di stalking come tante se ne sentono ultimamente, con la dovuta precisazione che negli USA tale problema è all'ordine del giorno già da anni mentre da noi campeggia nelle pagine del codice penale solo da qualche mese. Precisato ciò, giusto per completezza giurisprudenziale, il messaggio è chiaro... l'amore è bello, il sesso altrettanto ma non è tutto oro ciò che luccica. E sembra che Adryan Lyne nel suo percorso artistico abbia fatto di questo principio la sua ossessione.

Negli anni ottanta, 9 settimane e 1/2 scandalizzò il pubblico statunitense e divenne un cult o meglio una sorta di fenomeno di costume; in anni più recenti Proposta indecente creò una inquietante gioco-quiz tra le coppiette di tutto il mondo (...e tu per quanti soldi mi tradiresti?) e, infine L'amore infedele ebbe un buon successo di pubblico. Ma la chiave di lettura comune a tutti questi film (non ho voluto citare il remake di Lolita solo per una questione di dignità) è sempre la stessa e cioè una visione semi distorta dei rapporti uomo-donna.

Il sesso è elemento fisiologico dell'essere umano, un pò come il dormire e il mangiare, ma il solo fatto che coinvolga cervelli differenti lo rende difficile, sempre problematico, difficlmente appagante... questo sembra volerci dire la visione di questi film. In 9 settimane e 1/2, la protagonista diventa succube, donna oggetto, del suo partner fino allo sfinimento psico-fisico, in Proposta indecente il sesso diventa bellissimo quando vale un milione di dollari e ne L'amore infedele il tradimento è sbagliato ma inevitabile e porta alla tragedia.

Tecnicamente parlando il successo delle opere di Lyne non è dovuto tanto alla qualità artistica finale ma a quel furbetto modo di fare che rende il tutto più patinato e tristemente voyeuristico... anche in questo "Fatal Attraction" la tematica non cambia, al massimo cambia il vestito o meglio si sceglie un territorio cinematografico differente: il thriller psicologico. Personalmente suppongo che la scelta sia giusta.

L'atmosfera rarefatta, nebbiosa e scura che avvolge la storia (fotografia e montaggio sono quasi impeccabili) la porta ad un livello superiore e l'avvicendarsi degli eventi crea un buon miscuglio di sensualità e tensione. Anche nelle scene iniziali, quelle un pò più calde per intenderci, si percepisce che qualcosa non và, si percepisce un senso di disturbo, non tanto causato dalla torrida relazione fine a se stessa ma dal fatto che l'intensità interpretativa della protagonista (una Glenn Close immensa) ci mette in guardia solo con un glaciale sguardo. Insomma "Attrazione Fatale" funziona e, senza dubbio, è il miglior lavoro del regista (eccezion fatta per l'ottimo Jacob's Ladder che però si muove su altri argomenti) perchè ci mostra come tutto lo scible emozionale umano dei rapporti di coppia possa essere portato all'estremo e lo fa con linearità e costante apprensione.

Se non lo avete ancora visto, e non credo, fatelo, magari da soli, in tarda serata... forse poi non vi addormenterete subito... perchè ognuno ha il suo piccolo scheletro nell'armadio.

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