Rumours insistenti ci informano di un possibile ritorno della band brasiliana Cansei de Ser Sexy alla loro formazione originaria (… e noi rispondiamo: perché no?). Nel frattempo Adriano Cintra, la prolifica mente dei CSS, pubblica il suo terzo lavoro solista “Nine Times”. E’ un peccato che questo talentuoso soggettóne non sia stato ancora recensito qui su Debaser! Eppure l’artista indie di San Paolo ha saputo creare un suo sound (tra i Pixies e l’ossessione per le tastiere CasioVL-Tone) riuscendo a superare nel 2007 con la sua band di amiche, quella frontiera che divide il destino anonimo di tante indie band del mondo (che nascono e muoiono nell’orticello di casa propria), ed il luminoso destino di alternative band che, al contrario, dalla periferia urbana conquistano completamente la scena internazionale spaccando dal vivo ovunque con “Let’s Make Love and Listen to Death From Above”, o “Alala”.
Certo, la personalità poliedrica ed imprevedibile dell’autore dei CSS, mal si combina con tutte le esigenze dell’industria discografica, anche se parliamo di etichette indipendenti come la Sub Pop. Tuttavia, dopo aver lasciato i CSS nel 2011 (e tre album alle spalle), egli si è cimentato in diversi progetti, tutti ottimi, tra cui i Madrid nel 2012 (indimenticabile il live a Roma con gli Echo and The Bunnymen); ma soprattutto dal 2014, scegliendo la carriera solista con il folgorante album d’esordio “Animal” (tutto cantato in portoghese), il miglior lavoro che abbia mai pubblicato fino ad oggi -dopo, ovviamente, il primo dei CSS e Madrid EP 1-.
Ora, l’ex-Butcher ha sempre scelto modalità promozionali assolutamente eccentriche, un estetica low fi, e un rapporto diretto tra consumatore e produttore (Soundcloud/Facebook). Infatti dopo un album al limite del suicidio: “Adriano Cintra Is Dead” del 2015, il poli-strumentista vulcanico (in grado di scrivere e produrre di getto un perfetto album doppio anche in due settimane) ri-nasce con questo “Nine Times” strutturato in 13 tracce sulla scia dei suo ultimo progetto dance O’hearts. Qualche brano è una hit potenziale, come accade per “Nine Times” (Against all odds… I’m still alive… ci rassicura l’autore) oppure per le bellissime “Colleteral Demage”, “Catastrophic”, “Mouth”. “So Sorry” ricorda “Hits Me Like A Rock” con tanto di pubbliche scuse a LoveFoxxx e compagnia bella; l’iniziale “No Way” è una “Ashes To Ashes” con il basso a la New Order, per il resto l’album (attraccando nel porto sicuro degli anni 80), alterna vari brani intessuti di spensieratezza e leggerezza synth pop (“Icy Heart”/ “Your Crazy Eyes”/ “Like A Domino”) ad altri piuttosto trascurabili (“Shaming” /”Nevermind Me”/ “Backfiring”/“Ain’t Fooling No One”). L’ascolto che troverete in rete è accompagnato da 12 lyric-video fai-da-te girati nei posti più improbabili, (oltre al solito bagno di casa) e possono orientarvi nel caleidoscopico catalogo dell’autore, senza diventare necessariamente fan con disturbi di personalità.
Quindi, anche se “Nine Times” non sia affatto all’altezza di “Animal”, comunque rimane un buon lavoro, e non tradisce quella voglia di stupire, far casino, tipica dell’autore, così come resta immutata quella bravura di songwriter che non è affatto morta, anzi, viva e vegeta, e (probabilmente) riserverà in futuro ancora molte altre sorprese.
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