Spagna, 1980. Il regime franchista è caduto da cinque anni, ma i suoi straschichi continuano a sopravvivere nella società spagnola.
Tale contesto storico fa da sfondo a una detective-story di stampo classico, ambientata in un piccolo paese dell'Andalucía. È qui che i due poliziotti Juan (Javier Gutiérrez) e Pedro (Raúl Arévalo; sorta di Sean Penn ispanico) si trovano alle prese con la sparizione di due adolescenti del pueblo locale, avvenuta durante la festa del paese.
A fungere da introduzione alla "pellicola" del regista spagnolo Alberto Rodríguez sono alcune splendide panoramiche dall'alto con inquadatura fissa sul paesaggio andaluso, protagonista personificato della vicenda. Il delta del fiume Guadalquivir, risaie, paludi, vecchi casolari abbandonati (in cui nascondersi): un luogo lontano dalla civiltà e da cui tutti desiderano fuggire.
"La Isla Mínima" è un thriller-noir che non si discosta troppo dai canoni del genere: la coppia di detective è ormai uno standard, già visto in precedenza in "Se7en" di Fincher, "Memories of Murder" e, più recentemente, in True Detective. In particolare le analogie più evidenti sono con (la prima stagione del)la creatura di Nic Pizzolato: il rapporto tra i protagonisti, l'importanza rivestita dall'ambiente naturale, la trama (e persino certe visioni oniriche) accomunano i due gialli (girati pressoché in contemporanea).
Emergono, tuttavia, anche delle differenze con il serial HBO e proprio queste ultime rappresentano i punti deboli del lungometraggio in questione. Più che i dialoghi nichilisti del Rust di McConaughey, qui a mancare è la mancanza di sviluppo psicologico del rapporto tra Juan e Pedro. Il loro è un dualismo soltanto accennato e relativo quasi esclusivamente ad una divergenza di carattere politico (anche questa solamente accennata).
Con la scoperta dei cadaveri delle giovani, il film diventa un giallo in cui i due cercheranno di individuare il serial killer. La coppia con metedi, talvolta, poco ortodossi (specie da parte di Juan) tenterà di superare il silenzio della popolazione locale, con una mano oscura ad ostacolare le indagini.
Unico punto debole del film è, dunque, la sceneggiatura che, pur non essendo scritta male, non si dimostra sempre a fuoco con l'evoluzione della narrazione (alcuni particolari della vita privata di Pedro sono poco funzionali alla storia). Nel complesso, però, Rodríguez dimostra di saper gestire il ritmo in maniera impeccabile e, favorito da un grande uso della fotografia (tendente perlopiù a colori caldi), riesce a confezionare una crime-story credibilissima che non sfigura a confronto con prodotti made in Hollywood.
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